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MEMORIA STORICA
DEL
TEATRO la FENICE
VENEZIA
PRESSO GIUSEPPE ORIA^'DSLLl
EDITORE
tffy
V EDITORE
A QUELLI CHE VOGLIOSO LEGGERE
1 \ el Negozio da lìbrajo che tengo
aperto in Merceria presso il volto del-
l' Orologio a san Marco, sogliono ogni
sera trovarsi alcuni miei buoni padro-
ni ed amici, uno de quali, mal provve-
duto di gambe, coni e il poveretto, ap-
pena vi si trascina dentro, se arriva ad
impadronirsi di un sedile, in sostituzione
del fido bastoncello, ne prende tosto for-
male possesso, e per qualche ora il fa
4
cigolare in perpetua cerca dell3 'equilibrio ,
di cui quel suo corpo è mancante. —
Questo Signore, che è sempre il primo a
giungere e V ultimo ad andarsene, fra le
tante bazzecole, con le quali procura rum-
pere la disposizione al sonno, che per
lunga noja uno e l'altro ci coglie, s'è la-
sciato scappar dalla bocca, avere scritta
per sua memoria, una Storiella del no-
stro Teatro la Fenice, poco dopo l'incen-
dio, che lo ha distrutto nella notte 12 a
i3 dicembre iS56. -— Io, che da varii
anni pubblico t Almanacco, appunto col
nome la Fenice, ho subito fatto il mio
progetto, e là, sen-a tanti preamboli e ri-
guardi, tra la veglia ed il sormo, gli ho
domandato il manoscritto, per valerme-
ne come materia atta ad ingrossar lJM-
5
manacco di quest'anno 1 83g. — II Signore,
certo per sua gentilezza, e f or s3 anche per
retribuire in qualche modo il ricapito e
le lunghe sedute che fa in mia bottega,
non esitò un momento, e con tutta fran-
chezza* tra H sonno e la veglia, aderì
alle mie brame, dicendo pero che V ope-
retta sua, benché fatta con la scorta d'ir-
refragabili documenti, pure pel dettato,
che non e ne ameno, ne grazioso, avreb-
be fatta migliore figura in uno Schieso-
ne, o in un Mirandolano, anziché in un
Almanacco formale, come si è compiaciu-
to chiamare il mio. — A me non tocca
ora dar giudizio sull' importanza e sul
merito di questa Storiella j mi basta of-
frire al pubblico una cosa affatto nuova,
stampata con qualche decoro tipografico,
6
per cui la raccomàn.h a miei mecenati,
all'orecchio de3 quali diro, col permesso
di chi ine ne ha fatto il do?io, che ven-
nero eliminate alcune inutili consideralo"
ni sull'ultima catastrofe del vecchio Tea-
tro, per quella massima del soprafino
Tacito, Omnia scire, non omnia exequi li-
cet, ed a mia inchiesta poi da lui aggiunte,
in appendice, le notizie, intorno la riedi-
ficatone di esso , condotta sull' identico
modello del celeberrimo autore Gio. An-
tonio Selva architetto veneziano.
MEMORIA STORICA
DEL
TEATRO LA FENICE
JUa Patrizia famiglia Venier detta dei
Gesuiti, divenne proprietaria del Teatro a
s. Benedetto spogliandone, co' mezzi di li-
tigio forense, una società di patrizj, di
cittadini e di negozianti che ne godeano
da molti anni il possedimento. Questa so-
cietà, sdegnata forse della perduta contesa,
concepì il progetto, di erigere un nuovo
Teatro, e venne nella deliberazione che
questo, e per la vastità, e per la magnifi-
cenza, diventar dovesse il primario della
città e avesse a gareggiare co' Teatri più
famigerati d'Italia.
8
II primo convocato sociale cui interven-
nero 77 volanti, ebbe luogo la domenica
,/, dicembre 1788, e fu questo il giorno
in cui venne proposto e preso a pluraj (a
di voti che de venir si dovesse all'acquisto
del fondo necessario alla nuova fabbrica,
rivolgendosi a trattare con vani proprie-
tarii di caseggiati, nel circondano di s.
Angelo e di s. Maria Zobenigo, e singo-
larmente con la Scuola Grande di s. Rocce-
che in quel divisato sito aveva estesissimi
possedimenti. (1) La proposizione venne
accolta con 73 voti adesivi, e 4 negativi.
In seguito si è riunita la società per
versare intorno nuovi argomenti. Nella se-
duta del lunedì 21 settembre 1789, alla
«piale comparvero 78 votanti, venne esteso
vieppiù il mandato della Presidenza; la
si autorizzò a dispendiare in acquisti, ve-
neti ducati 4 2,000, i quali equivalgono a
fianchi 1S0200; si diede legge e regola
.Ile spese incombenti ai socii secondo la
varia e diversa situazione di palchi; si
ordinò 1' ampiezza del Teatro, la distanza
sua delia piazza minore cioè di quella del
Teatro s. Moisè per passi 9, cioè piedi
45 veneti, restò preso di pubblicar inciso
•1 • 9
io rame il piano de' nuovi acquisti, cioè
r area su cui si proponeva erigere il
Teatro, diffonderlo unito al programma,
anche in paesi stranieri, promettendo un
premio al disegno clic nel miglior modo
soddisfacesse alle condizioni del program-
ma medesimo, e si calcolò che la spesa
della conseguente erezione ascender po-
tesse a ducati 200,000, somma ora pareg-
giabile a franchi 620,000. (2)
Diiiatti il giorno primo novembre 1-89
videro la luce, tanto il disegno del fondo
acquistato per l'erezione del nuovo Tea-
tro, quanto il manifesto ossia programma,
che servile dovevano a norma degli ar-
chitetti. Quattordici erano gli articoli di
esse programma, alcuni prescrivevano le
misure che voleansi date come normale
agli stuelli de' progettanti; contenevano al-
tri le condizioni da osservarsi per garan-
tire il fabbricato dal pericolo degli incen-
dji l'articolo decimoterzo stabiliva il pe-
riodo di quattro mesi alla presentazione
ne disegni e de' modelli, termine che ven-
ne posteriormente prorogato a tutto il me-
se di marzo 1790; ed il decimoquarto
prometteva il premio d' un medaglione di
IO
oro di trecento zecchini all' autore del
migliore progetto qualora resti prescelto
ed approvato dalla società (3).
Intanto, acquistatosi il fondo con esborsi
vistosi, e dopo lunghi dibattimenti, causa
la fermezza di alcuni fra i proprietaria de-
cisi di non voler cedere se non a prezzo
d' oro, si cominciava il disfacimento delle
case, e lo sgombro de' materiali, mentre
già i modelli ed i disegni venivano mano
a mano presentati da quegli architetti e
dilettanti i quali aspiravano all' onor della
preferenza. Il giorno i3 marzo 179°} la
Società ne aveva in suo potere dodici
compreso il modello dell' architetto Gio-
vanni Antonio Selva, cui fino da allora la
pubblica ammirazione tributava encomj: es-
so era dipinto, e si conserva tuttora (1 887)
presso rimp. Reg. Accademia delle Belle
arti in Venezia. Anche un carcerato, per
istronzatore di monete, volle far prova del
proprio ingegno; e concorse al premio
con la sua opera. (4)
Ma già cominciavano i mali umori tra
i concorrenti. Certo anonimo, che si sco-
perse poscia essere Pietro Bianchi archi-
tetto Veneto, acerrimo oppositore dello
Selva, accusò pubblicamente d' infedeltà il
pubblicato diseguo, in cui le misure scritte
non corrispondevano menomamente, con-
frontate che fossero, con F appostavi sca-
la., accagionandone il Selva, dal che si
viene a dedurre che questi fu dalla pre-
sidenza ineombenzato di delineare il con-
troverso disegno abbenchè l'altro archi-
tetto veneziano Angelo Fossati avesse in-
dicato il sito per 1' erezione del nuovo
Teatro, e datone il suggerimento alla pre-
sidenza della società (5)j si difese Selva,
ma il dibattimento continuò per lun^o
tratto (6) e terminava come la finiscono
massima parte di sifatti litigai de' quali si
pensa essere vincitore colui che ultimo
parla ed ultimo imperversa con iscritti nel-
le pubbliche gazzette.
la mezzo a questi contrasti affluivano
da ogni parte disegni, modelli, opuscoli
stampati e manoscritti, in guisa che all'e-
poca io aprile i;go, si trovavano nume-
ro ventitré progetti raccolti e deposti
nel convento della Madonna della Salute
appresso il padre D. Benedetto Buratti
Somasco, il quale in unione al professore
conte Simeone Sfatico, ed all'altro pio-
12
fessore Francesco cavalier Fontanesi prò-
"ceder doveva agli esami opinate, sul me-
rito di cadauno, e quindi proporre la scelta
alla società, che aveali richiesti del loro
parere. (7) . .
A fronte però delle dicerie e degli scritti
che si pubblicavano contro l'architetto Sel-
va, pure anche prima dei 17 aprile 1790,
si argomentava che il modello di lui sa-
rebbe per conseguire il proposto premio
(8). Tale era la pubblica voce, anzi la
gazzetta del' giorno ne dava il primo
indizio. . .
Li tre ragguardevoli personaggi incarica-
li degli esami cioè Padre Buratti, e pro-
fessori Stratico e Fontanesi, terminarono
il loro lavoro nel venerdì 7 maggio 1790,
ed il susseguente giovedì i5, giorno del-
l'Ascensione, consegnarono alla nobile
presidenza la scrittura informativa delli
disegni. (9) In questa scrittura gli illustri
giudici si 'astennero dal versare intrinseca-
mente sopra cadauno degli offerti proget-
ti, limitaronsi solo a parlare annoverando
summariamente di cadauno li pregi, e i
difetti, ed hanno concertate le idee Del-
l' analisi di quattro soli, da essi reputati
preferibili agli altri, la quale cognizione
ci consta dal voto loro fatto posterior-
mente pubblicar con le stampe dal già
nominato architetto Pietro Bianchi, quan-
do impugnò la scelta fatta dalla Società
riguardo al modello di Gio: Antonio Sel-
va, come avremo argomento di rivelare
nella continuazione di queste memorie.
Tuttavolta con saggio intendimento si
vollero esporre al libero esame della So-
cietà i soli modelli che in numero di un-
dici vennero presentati. Fu scelta a tal
uopo la casa di certo avvocato Antonio
Lorenzoni nel circondario di santa Maria
Zobenigo (del Giglio) e la domenica 20
maggio 1790, vennero ammessi i socii on-
de potessero soddisfare la curiosità loro.
Durante -questa esposizione, che fu di otto
giorni, il modello dell' architetto Selva
riscuoteva la general approvazione sia per
la grandezza della mole sua, come per l'e-
sattezza e la precisione del lavoro; i voti
però andavano forse divisi con l'altro mo-
dello dato dal Bianchi, ammirabile egli
pure per la precisione e per la regolare
e comoda distribuzione delle parti; in
guisa che indecisi rimanevano gii osser-
«4
vatori, e sempre più aumentayasi la bra-
ma di conoscere su quale degli undici sta-
va per cadere la scelta, (io)
E la pubblica curiosità era grandemente
giustificata, imperciocché, oltre agli undici
modelii de' quali più sopra si è fatto cen-
no., eranvi anche dieciotto progetti, estesi
in gran numero di disegni corredati da
apposite illustrazioni, da conti d'avviso,
e da schiarimenti. Tutta questa dovizia
era prezioso risultamento degli studj, e dei
consigli non solo de' nostri veneziani ar-
chitetti, ma di quelli dello stato, ed anco
di molti stranieri, che la celebrità di que-
sta Venezia, la fama di sua magnificenza,
ed il grido della pubblica liberalità,, avea-
no incoraggiati al concorso, più per aspi-
rare all'onor della scelta, che per conse-
guire la ricompensa dell'oro. (11)
Il Notaro Gio. Batista Capellis, in mano
del quale per disposizione del programma
primo novembre 1789, doveano gli ar-
chitetti depositare i loro lavori, ne rac-
colse ventinove, de' quali vogliamo dare
distinta notizia per appagare le brame di
que' taluni che amassero saperne, e per
ridestar la memoria di tanti valorosi che
in modo luminoso han date cospicue pro-
ve del loro valore nell'arte difficilissima
cu eaincare.
Progetto A. Ratti Francesco Padovano —
Disegno. --Non diede memoria, nò conto
d avviso della spesa.
B Ricetti Luigi Conte — Trivigiano.
— Disegno con modello in grande d' un
palchetto di fianco. - Non diede cono
LaVVn° ddla S^eSa' - accompagnò
suoi Disegni con una memoria M S e
traU UU rett° a SUmpa Slllle CUrve tea"
C. Marchetti M. R. D. Antonio di Brescia
eseguo • r Non diede conto d'avWsooè
memoria. Accompagnò il disegno con spie-
gazione de' numeri indicanti le parti del
suo piano. l l
D. Baseggio Santo di Rovigo. — Dise-no
e modello accompagnati da M. S. che soie-
pie parti della fabbrica da esso ideala
^a spesa, non calcolata quella delle fon-
damenta né dell' escavazione del nuovo
canale, ducati i02,5i7. —
# Blasi Andrea Romano. - Disegno,
- con modelletto di scala a doppia chioc-
ciola, accompagnato da una sola memoria*
e modello io cartone della scala.
F. Chechia Pietro veneto architetto. —
Disegno e modello compiuto con memoria
stampata. — Conto di spesa ducati 1 5 4,000
— senza quella del disfacimento, ne cal-
colo de' materiali vecchj. Non si accenna
l'articolo delle fondamenta. Nel modello
vi mise mano quel carcerato clic ebbe a
nominarsi nell'antecedente articolo. (la)
Q. Bou Andrea Trevigiano. — Disegno
con modello della porzione che riguai da il
Teatro, e memoria Sì. S. su altro disegno
deli' ideato restante della fabbrica.
H. Squarcina Giacomo di Venezia abitan-
te in Vicenza. — Disegno senz'altro.
/. Danielelti Daniele di Padova. —Di-
segno senz'altro.
K. Non nominato. —Disegno senz' altro,
L. Txode Faustino Cremonese. — Dise-
gno con memoria. Spesa venete lire 554,46;;
senza il valor delle fondamenta, ne del-
l' escavazione del nuovo canale. — Più
lire 6000, per le opere di scultura da or-
nare il prospetto.
M. Piale Stefano di Roma. — Disegno
e non altro.
19. Anonimo di Roma. — Disegno senza
allio.
0 Pistocchi cavaliere di Faenza. — Di-
segno con memoria stampata.
P. Ferragi Benedetto di Torino. — Di-
segno con memoria M. S. — Calcolo del
dispendio di ducati 540,000.
Q. Anonimo -di Pesaro, forse conte Vei-
Bossi di Ompergo. — Disegno con breve
memoria. — calcolo di spesa ducati3oo,ooo.
R. Mcniui Andrea di Udine. — Disegno
con una memoria e senza conto ci avviso. —
S. Anonimo di Milano e forse Barbori-
nì — Cremonese abitante in Milano. —
Disegno senza memoria, ne conto, ma solo
un indice de' luoghi notati nel disegno. —
T. Selva Giovanni Antonio \eneziano
— Disegno e modello accompagnati da
una memoria. — Calcolo di spesa per tut-
to V edilizio ducati 164,000. — Annua
rendita d'affitto degli stabili ducati 1,800. — ■
V. Morelli Cosimo cavaliere d'Imola. —
Disegno e modello con memoria, e conto
d'avviso in ducati i55,ooo- —
X. Palili Girolamo di Venezia. — Di-
segno e modello con- memoria stampata.
Y. Rossetti conte Ferrante di Vicenza—
s
1 u
Disegno con modello. — Il Disegno che
è della sola pianta fu accompagnato da
memoria M. S. poi stampata. —
Z. Bianchi Pietro Veneziano. — Disegno
e modello con memoria stampata sulla di-
segnata pianta, e linee delle altezze. Nella
memoria a stampa, Y autore calcolò la spe-
sa a ducati i5o,ooo. — Da un piede so-
pra Comune. — Diede poi altro conto al-
fa condizione medesima in Ducati 1 16,000. —
A A. Cossetti Domenico di Cologna o
Parma. — Disegno con sola memoria M. S.
BB. Puugeleoni Antonio Veronese. —
Disegno della pianta e dell' alzato, senza
lo smaccato, con sola memoria M. S.
CC. Anonimo, ma Nicolò Majna Veneto. —
Diseguo e modello imperfettissimi.
DD. Correli, Fratelli, patrizii Veneti. —
Disegno con una memoria per ridurre a
mincipii dimostrativi la descrizione della
curva teatrale. — Calcolo del dispendio
ducati 166,000. —
EE. Anonimo, ma Ricati.— conte Giorda-
no.— Proposizione di curva senza disegno.—
FF. Vigano Onorato, di Chiarottini,
celebre Coreografo. — Disegno con una
memoria e senza conto veruno. —
l9
Quel Angelo Fossati che primo aveva
indicato il sito e dato alla presidenza il
suggerimento del nuovo Teatro, come, ap-
punto più sopra ebbe a dirsi, ideò ed
eseguì un modello, che se fede prestar
dobbiamo alle asserzioni di chi l'ha ve-
duto sorpassava forse qualunque altro in
bellezza di forme, ed in dignità di deco-
razioni: questo sorprendente modello, per
ragioni che sono ignote, non venne dal-
l' autore posto alla concorrenza : egli si
contentò solo di esporlo al pubblico giu-
dizio in un luogo vicino ai monastero di
San Zaccaria, ove per più giorni in giu-
gno 1790 fissò l'ammirazione degli intel-
ligenti, e riscosse l'applauso di quelli che
non lo sono : in oggetti di belle arti, ed
in cose soggette a sensi, anche il popolo
esser può buon giudice. Non è d' uopo sa*
perne di pittura per decidere della bel-
lezza della Madonna della Seggiola di Raf-
faelo, dell'Assunta di Tiziano. L'antico
Panteon di Roma, sorprende anche V idiota
egli piace. — Misere quelle arti, diceva
d' Alembert, le bellezze delle quali non
sono che per gli Artisti! (io)
C%e all'architetto Fossati, vi è stato
qualche altro ingegno clic prova far volle
del proprio sapere ; narra il nob. signor
conte Marco Corniani degli Algarotli,Inspet-
tore delle Miniere, che il padre di lui or-
dinò un modello, e che il fece condur-
re secondo le conceputc idee; ncppur que-
sto dal nobile autore venne prodotto al
concorso, ed ammirasi tuttora (i837) nelle
case della famiglia Corniani, site a San
Ganciano di Venezia nel luogo detto Bir-
ri in Calle stella. — ■
La sera di Domenica 29 Maggio 1790
si è convocata la società pel nuovo Teatro
nella sala della nobilissima accademia dei
Filarmonici che era in allora, nell'identi-
ca località ove adesso si è ridotta la gran
sala de' pranzi neli' Imp. Reg. Palazzo a
S Marco, sopra 1 Atrio che dalla Piazza
mette alla strada dell'Ascensione; ivi la
presidenza, a mezzo di ragguardevol per-
sonaggio della Repubblica, diede le neces-
sarie informazioni: fece conoscere che il
totale acquisto degli stabili demoliti per la
erezione del Teatro, e luoghi adjacenti,
costò ducati i54,ooo quali ora corrispon-
derebbero ad Italiane L. 4i5,4oo. — Che
a togliere la noja delle lunga descrizione
2 [
se si avesse voluto dar individuale notizia
di tutti gli offerti progetti, si era stimato
conveniente ed opportuno porgere ai ri-
flessi della Società V informazione ed il
giudizio scritto dagli fHustri esaminatori,
sopra quattro de' modelli i meno difettosi
degli altri., e in conseguenza men lontani
dal premio. Furono questi accennati con
le lettere G. V. T. Z., cioè del sig. An-
drea Bon di Treviso, del sig. cav. Cos-
simo Morelli d' Imola, del signor Gio:
Antonio Selva di Venezia, e del sig. Pietro
Bianchi veneto. Che la presidenza non in-
tendeva già offrire questi modelli alla scel-
ta e votazione della società, come gareg-
gianti di pregii, o soggetti a censura pel
numero e per la parità de' difetti, ma che
solamente si limitava a dimostrare la su-
periorità del terzo a fronte degli altri, il
perché raccolte allora le voci, venne scelto
il modello Selva lettera TV, con 72 voti
approvativi, contro 28 negativi. —
Questa deliberazione, già da lungo tem-
po vociferata e preveduta, non lasciò luo-
go a meraviglia: si vollero fare delle az-
zardate deduzioni, molto ne disse il pub-
blico e sembra anche che la convocazione
J.J.
restasse sciolta senza che parola pur ve-
irisse proferita riguardo al premio promes-
so all'autore del migliore progetto, anzi
la società stessa ebbe in seguito a solen-
nemente dichiarire che essa aveva scielto
il men difettoso fra i progetti senza perciò
crederne 1' autore meritevole del pre-
mio. (14) (i5)
In questo torno comparve alla luce un
opuscolo in ottavo, col titolo: — Semplici
lumi tendenti a render cauti i soli inte-
ressali nel Teatro da erigersi nella par-
rocchia di S. Fantino in Venezia, prima
che dieno il loro voto a quel modello che
tra diversi, all'occhio lor materiale e non
intellettuale maggiormente piacesse; — con
due tavole in rame ; 1' autore è anonimo,
ma per alcuni indizii , somministrati dal-
l' operetta medesima, si vien a rilevare,
secondo l'opinione del chiarissimo Emanue-
le Cigogna che sia questo uno scritto del
cavaliere e procurator Andrea Memmo ,
reputatissimo fra i padri della repubbli-
ca. (16) Quest'opuscolo ebbe subito una
ristampa. (17)
La scelta del modello Selva, fu il se-
gnale di grande commozione; L'architet-
23
to Bianchi, adontatosi che il suo proget-
to Z. comunque uno de' prescelti dagli il-
lustri -indici e proposto alla società, non
fosse da essa peppur messo a voti,, impu-
gnò giudiciariamente la social decisione,
e con scrittura primo giugno 1790 sosten-
ne come il modello Selva anziché merita-
re l'onor della preferenza ed il compenso
del premio, aver doveasi in non calle, sic-
come quello che forse meno di tanti altri
soddisfaceva alle condizioni del Program-
ma primo novembre 1789; che la società
medesima, dopo datasi da se una legge,
non poteva allontanarsi dal seguire le
prescrizioni di quella, né doveva per ogni
causa e ragione scegliere un modello, il
quale, abbenehè atto a soddisfare con l'ap-
pariscenza delle forme, non corrispondeva
altronde aUe smanate prescrizioni. Chiese
a' tribunali che fosse inibito alla società
stessa far condurre i lavori secondo le
traccie del progetto Selva, protesta solen-
nemente contro ogni menoma ulterior pro-
cedura, ed accampa così accerrima lite,
accagionando di mala fede la società per
aver con l'esposto contegno mancato ad
un solenne contratto, tra essa e gli archi-
J4 . *
tetti die furono invitati a presentare le
opere loro al concorso. (18)
Alla causa col Bianchi si associarono po-
scia anche gli architetti Pietro Checchi* .,
autor del modello F., ed Antonio Pungi-
leoni autor del modello segnato BB., ma
poco dopo si levaron di briga , e rimase
il solo Bianchi a continuare il conflitto (19).
Si difese la Società opponendo, che nel
suo manifesto aveva pubblicato di riser-
varsi a presciegliere ed approvare nel mo-
do che da essa si crederà il migliore uno
de' proposti progetti; che secondo il pa-
rere de' tre illustri professori essendo stati
riconosciuti tutti i modelli difettivi delle
prescritte condizioni, e perciò nessuno me-
ritevole del promesso premio, non lo ave-
va abdicato a nessuno, ma tuttavia nel-
l'esposizione dei quattro preferiti, rilevan-
do uno di essi modelli il più soddisfacente
alli suoi oggetti, tuttoché difettivo aneli es-
so, in alcuna delle condizioni si era de-
terminata, con la massima pluralità de 111
voti, non già a premiarlo, ma ad addot-
talo per la fabbrica da farsi, e concluse
ricercando alla giustizia di non esser ob-
bligata a scegliere uno anziché 1 altro dei
25
quattro preferiti modelli, per premiarne
Fautore, siccome aveva proposto l'avver-
sario Bianchi nella prima di lui intimazio-
ne, (20) ritenendosi arbitra invece di pre-
ferire quello che più apparivagli soddisfa-
cente, poiché nessuno era stato giudicato
meritevole della corona, come ancora si
è detto. —
Questa straordinaria lite alla quale pre-
sero parte come difensori i primari av-
vocati ed intervenienti (patrocinatori) della
città, venne sostenuta dalle due parti con
somma energia, e con grande alacrità e
pertinacia per parte dell' attore Bianchi.
Le cose erano giunte a tale da non poter
esser terminate che con una transazione,
al quale passo la bravura e la sagacità dei
due avvocati Antonio Socci, e Tommaso
Gallini Andriani seppero condurre i liti-
ganti e combinar con generale applauso e
soddisfacimento un accordo che venne con-
cordemente sottoscritto il giorno 3i lu-
glio i79o. —
In questo accordo fu detto che i con-
tendenti intendevano transigere ed intiera-
mente consumare ogni pendenza dipenden-
te dall'attacco Bianchi in data primo giù-
»6
gno 1790, accordando questi che la società
progredisca la fabbrica del suo Teatro co-
me più le piace, ed obbligandosi quella a
deferire al Bianchi il premio delli trecento
zecchini qualora da una pubblica accademia
d' arti in Italia, a scelta dei Bianchi me-
desimo, dopo esaminato il modello mar-
cato Z, 1' analogo disegno e la memoria
stampata in confronto foìl* relazione dei
tre illustri professori Buratti, Stratico e
Fontanesi, fosse creduto che il di lui pro-
getto avesse tutte le condizioni ricercate
col programma 0 manifesto pubblicato dal-
la società medesima. — .Rimase cosi estinta
una causa che per due intieri mesi esercitò
1' acume di rinomati giureconsulti, diede
sviluppo a' loro motti frizzanti, e tenne
desta ed interessata la pubblica curiosità
che volle sua messe nell' apostrofare mor-
dacemente gli andamenti, e la condotta
dell'una parte e dell' altra. (21)
I lavori della edificazione andavano pro-
gredendo con maravigliosa attività ; i più
eletti artieri di Venezia misero a contrnbu-
zione la propria industria; e guidati dal-
l'architetto Selva seppero superare tutti gli
ostacoli, tutte le difficoltà che tanto sono
^7
frequenti e comuni in questo suolo di ma-
remma, su cui le pratiche dell'arte bisogna
che sieno modificate, con appositi pru-
denti adattati ripieghi. — Gran merito sì
è guadagnato, fra tutti, il proto Antonio
Solari, espertissimo uomo, cui venne af-
fidato il dettaglio delle operazioni; e^li
seppe riuscirne con onore ed applauso,*5 e
ne riportava anche meritato guiderdone,
il perchè dilatate a?endo le proprie finan-
ze, riuscì co' suoi danari ad acquistare un
tondo e fabbricarsi una appariscente e co-
moda casa in circondario' di S. Gervasio
e Protasio, presso il ponte d?t*o delle me-
raviglie, che ancora Mia e nuora sussiste
ma non più censita in dita Solari; che
questa famiglia, dopo la morte di lui,
discese dall'agiatezza, aHa aiec^ocrhà, alla
scarsezza, colpa forse i politic: sovverti-
menti, ma in parte anco per causa al dogo
ordine col quale i figkeoli d;. Antonio
seppero condurre i loro interessi. (22)
L'accademia Italiana sce!ta dall'architetto
Bianchi per l'esame del di lui modello, e
perchè possa aver esaurimento, in questa
sua parte l'accordo 3i luglio, fu l'illustre
Clementina di Bologna della quale il Bianchi
23
medesimo era socio onorario, come lo era
dell' accademia Udinese oltreché pubbli-
co mattematico Veneziano. — Questo rispet-
tabile istituto, con solenne alto, primo
novembre 1790, esposte le traccie sulle
quali ebbe a condurre 1' esame, ritrova
esattamente soddisfatte le condizioni del
programma primo novembre 1789, e con-
clude con accordare amplissima e com-
pleta approvazione all' offertogli modello,
per cui anzi ne tributa encomj al chiaris-
simo autore. (20).
Untale atto venne immediatamente fatto
stampare in Bologna nella stamperia di
S. Tommaso d'Acquino, ma il Bianchi vi
fece premettere 1' esame delli tre profes-
sori Buratti, Stratico e Fontanesi, assieme
alla confutazione da lui fattavi, e com-
parve perciò in Venezia un bellissimo
opuscolo, corredato di tavola in rame, e
da lui dedicato a S. Eccellenza Andrea
Merarao, cavaliere e procurator di S. Marco
nome ricordato altra volta nel corso di
queste memorie. Bianchi conseguì final-
mente il meritato premio, (24)
Intanto che queste cose si agitavano, i
lavori pel nuovo Teatro ivano progreden-
29
(io con grande rapidità, e mentre demoli-
vansi i vecchi caseggiati, e se ne asporta-
vano le macerie, eran tracciate da altra
parte le linee de' nuovi perimetri, faceansi
le fosse nelle quali esser doveano gettate
le fondamenta robustissime, ed aprivasi il
corso ad un nuovo canale che prestar do-
veva comodo e largo approdo al nuovo
Teatro. Così ampie escavazioni presenta-
rono sovente alla luce, framezzo a strati
fangosi, non senza stupore de' lavoratori,
grandi masse di mercurio, da ignota epoca,
colà perduto; novella prova, dice l'erudi-
to nostro Filiasi, della floridezza in cui
erano in Venezia le manifatture, le arti,
ed il commercio, anco ne' vetusti tem-
pi. — (25) Ventisette mesi vennero im-
piegati in quest'opera, ma ove detrarre
si voglia il tempo stesso nelle demolizio-
ni che cominciarono il febbrajo 1790, e
quello occorso per la interna pitturazione,
per gii apprestamenti e per 1' addobbo del
Teatro, si trove;à clie la edificazione ven-
ne condotta a termine in soli dieciotto
mesi, poiché il Teatro stesso fu operativo
alla metà di maggio dell'anno 1792. — '(26)
Questa nuova apertura, preceduta da tan~
3o
ta aspettativa resa solenne perchè combina-
ta in circostanza della più cospicua e splen-
dida festività che contrassegnasse i fasti del-
la Veneziana Repubblica, resa vieppiù
brillante per la favorita stagione, e cla-
morosa per T estrordinario concorso d'il-
lustri forestieri e de' più agiati sudditi del-
le vicine Provincie, ebbe luogo la sera
del mercordì 1 6 maggio 1792 con l'opera
d'Alessandro Pepoli, • giuochi d'Agrigen-
to, posta in musica da Giovanni Paisiello,
e sostenuta da valentissimi attori, quali e-
rano allora, il tenore Giacomo David,
il soprano Gasparo Pacchierotti, e la ce-
lebre Brigida Eanli; che sullo stesso tea-
tro comparve 1' ultima volta in carnovale
1804, assieme all'impareggiabile Silva, po-
co dopo rapita all'ammirazione ed agli
applausi dell'universa Italia. (27)
Anche in quest'incontro nacque quello
che ordinariamente succede in simili av-
venimenti. La poesia, la condotta del dram-
ma, la musica, ed in parte anco la ese-
cuzione, non corrisposero alla general es-
pettazione; si avrebbe desideralo di meglio,
ma più che altro soggiacque a gravissima
critica il Teatro, e vennero scagliate ri-
Ól
marche acerbissime all'architetto Selva, per
la porta non combinata alla metà della
platea, per la ristrettezza del palco sceni-
co, per la tortuosità del corridoio verso
la riva d' approdo, per le scale fra un
ordine e 1' altro, di difficilissimo ed equi-
voco accesso; si lodò la disposizione e la
nobiltà dell'atrio interno, l'aspetto del fab-
bricato verso il canale, si diede lode an^
co alla gran curva teatrale, ma siccome
questa erasi tracciata dal Selva copiando
quella che l'architetto Maccaruzzi adottò
forse tredici anni avanti pel bellissimo
Teatro Balbi di Mestre, così nessun lustro
ricade a mento di lui, e venne disappro-
vata invece fino al dileggio la facciata
principale dell' edifizio sul campo S. Fan-
tino, la quale, anziché presentar l'idea di
un Teatro, cui stanno per accessori sale
e ridotti , diceasi indicare piuttosto un
modesto luogo di convegno, e quasi un
palazzino con granaio, senza alcuna di
quelle maschie e caratteristiche decorazio-
ni che sarebbero state relative alla impor-
tanza ed alla destinazione di siffatto gran-
dioso stabilimento. — (28)
Eneomii altronde n'ebbero i decoratori,
Ù1
ed i pittori. Quel cav. Francesco Fonta-
nesi, uno dei giudici alla scelta dei mo-
delli,, dipinse le scene dell'opera, e Pie-
tro Gonzaga Bellunese, che nel libretto
del dramma è indicalo erroneamente per
Veneziano, colorì quelle pel ballo. Piac-
que all' estremo il secondo sipario, ossia
il tendino de' balli, eseguito da questo
stesso Gonzaga, con una maestria che por-
tava l' illusione al suo colmo. Rappresen-
tò in esso con rara semplicità ? atrio a
volta di un Tempio, di base circolare, la
cui porta socchiusa lascia furtivamente
sortire vivissima luce che indica esser là
dentro il sacrario d'Apollo; stanno al di
fuori le Muse, e signoreggiano fra tutte
Euterpe e Tersicore , che s'affrettano eoa
le sorelle Talia, Melpomene, ed Erato, a
festeggiare il lor nume, mentre librata nel-
l'aria, aleggia una fama in atto di squil-
lare eoa la tromba di Clio. — Fan coro-
na all'interno edilizio le statue de' filoso-
fi, e de' poeti i più celebri, sia dell'antica
che della moderna età. Questa portentosa
tela venne nel corso di quarantaquattro
anni per ben due volte ridipinta essendo-
si creduto non poter far meglio che con-
53
servarla, a decoro del Teatro, e ad inco-
ìaggiaineuto delle Arti belle. (29)
Fu allora che le satire sortivano da o-
gni parte. Ne fu preludio un sonetto in
vernacolo veneziano, fin dal gennaio 1790,
mandato con viglietto anonimo, al librajo
Curti che rifiutò per prudenti viste d'in-
serirlo nella gazzetta urbana, di che era
piegato. Si contentò questi di annunziare
la cosa, ripetendo il solo capo verso che
così suona:
Un Teatro io Venezia xe da far. (3o)
Taluno sospetta che fosse opera del ce-
lebre nostro Gio. Battista Bada, ma nulla
mai se n' è potuto sapere di positivo.
Mentre si stava erigendo la fronte prin-
cipale e che sorgevano i tronchi delle
quattro colonne, si lesse una mattina a
grossi caratteri scritto sopra di esse: « Mì-
sere! a che siam destinate? » e poco
dopo quando vi si soprappose il leggier
balaustro altro scritto diceva: » Ohimè!
respiriamo. »
Comparve in seguito lunga satira in
prosa la cui base era un' acre ironìa, un
sarcasmo de' più pungenti ed arditi. Tutti
1 supposti difetti del Teatro, erano assi-
3
mihati alle vicende dell'umana vita, alla
ordinaria sorte, al destino de viventi su
questa terra. Tutto era simbologia, tutto
tracciato con le viste di saggia filosofia.
Per esempio, diceasi in essa che l appro-
do al Teatro facile e spedito nel giunge-
re, penoso al partire, tale aveas^ combi-
nato dall'architetto per ricordare a mortali
come facilmente l'uomo si ingolla e per-
de nel piacere, ma che con altrettanta
difficoltà può riuscire da quello a sda-
marsi. - Che il calle onde si penetra
nella platea, tortuoso, e ristretto, volea di-
re esser la strada per cui giungere al be-
ne, sovente disastrosa e indiretta. — Uic
se lo spettatore, dopo tante spese e fati-
che pure era arrivato a sedere, ma solo
sentiva il suono e le voci, senza veder lo
spettacolo causa la soverchia depressio-
ne del palco scenico, ciò erasi maravi-
gliosamente combinato dal Selva, per pro-
vare quel gran principio, l'uomo quando
Irede^sser giunto all'apice della felicita,
appunto allora trovasi circondalo da tri-
boli e da pene, col crudel disinganno che
lo tormenta. La facciata sul campo dava
a vedere che i proprietari! erano possi-
. 35
denti, poiché 1 balconi in terzo ran^o
sembrano adattali a un granaio, e le te-
ste poste a serraglia delle nicchie, erano
teste di riserva, pel caso in cui le sotto-
poste statue perdessero la loro, niente es-
sendo al mondo più facile da perdersi
quanto la testa. Con simili stranezze venne
sferzato 1' architetto edificatore; anzi l'a-
nimosità de' detrattori giunse perfino a fe-
steggiare altra satira acrostica ideata e
composta dallo scherzoso nostro poeta A-
lessandro Zanchi il quale valendosi della
parola Societas, scolpita su quella fronte
lesse: Sine — Ordine — Cum — Irre-ola-
ritate — Erexit — Theatrum— Antomus —
òelva. (5i)
Pure quanti architetti, si onorerebbero
di aver compiuta un'opera come il Tea-
tro di Gio. Antonio Selva! per valutarne
le bellezze, bisogna conoscere quali diffi-
coltà gli è convenuto superare, quali ri
pieghi ammettere, a quanta tortura venne
sottoposta la fantasia di lui, e qual corre-
do d industria, di parsimonia, e d'avve-
dutezza gli è convenuto impiegare. Un a-
rea che malissimo si prestava alle varie
esigenze; le prescrizioni del programma
36 .
rigorose, capaci ai inceppare qualunque
pi! svegliato talento; l'occhio critico degli
antagonisti sempre pronto ut trovare ap-
pigli al cavillo e pretesto alle opposizio-
nC pure il veneziano architetto tu ito valse
a moderare, e con prudente condona trion-
fò degli ostacoli, riscosse gli applausi de-
gli intelligenti, e 1" approvazione eziandio
Si coloro che seminavano i pi» affacen-
dati a mormorare ed a deprimere, anzt
«berti conat. di opinioni e di pareri non
becero che vieppiù rilevare il mento is-
tinto di lui, e ne sia prova 1 alta ripu-
tatone in cui giunse anche pwA
stranieri che lo ha fatto preferire a tutti
nella fabbrica del Teatro g'ande1'' lr'^
ste, da esso ideato e sui disegni da lui
da i in massima parte condotto durai, e
Sli anni i799, .8oo con applauso umvei-
sSale e con soddisfacimento di que'propneta-
rii conti Cassis che spontanei glie ne a-
veano affidata l'ardua incombenza. 11 tea-
tro della Fenice in Venezia compaive di
subito in rango co'primarj d Itali, t, ed al
paro del Teatro Pergola in Firenze, del
ìa Scala a Milano, e del s. Cado d^M
poli, divise con essi la facoltà di detei
57
minare il grado di rinomanza di cui sono
meritevoli, i poeti, i maestri e gli artisti
che contribuirono co' loro talenti ai teatra-
li spettacoli. (5i)
Questo Teatro primario si è sempre so-
stenuto con decoro e magnificenza; non mai
però ne potè ritrarre utilità alcuna la So-
cietà proprietaria cui invece fu sempre
oneroso, e di gravissima annuale spesa,
causa le eccessive pretese degli impresa-
ri, le straordinarie paghe accordate dal
fanatismo alla abilità de' virtuosi, per cui
al dire del grazioso e coltissimo nostro
Luigi dottor Locatelli.(55) da quaranta an-
ni a questa parte la virtù teatrale fa a-
gio, e si profonde dai privati più volen-
tieri ed in maggior abbondanza il danaro
a coloro che solleticano le orecchie coi
strilli e gorgheggi, anzi che agli altri i
quali con dottrine di saggia filosofia ten-
tano guidare la testa ed il cuore sulle
traccie del vero e del giusto alla pratica
delle sociali virtù.
Fin dall'anno 1800, alcuni fra i socii
lagnavansi di siffatta penosa condizione,
anzi vi fu un Giuseppe Giacomo conte
Albrizzi membro della società medesima,
58
dio ai propri colleglli propose un piano
economico su cui modellare per l'avveni-
re le esazioni e limitare le spese sociali;
ma questo piano che riduceva l'ordinaria
annua dotazione da venticinque mila a
sedici mila ducati cioè da franchi ^Soo,
a franchi ^g,6oo, che assoggettava gli im-
presaij a discipline non usuate, con l'in-
tendimento di reprimere le di loro pretese
non poteva riuscire operativo, poiché la
forza sta appunto negli impresarj , e la
potenza nel danaro^ e senza questa, non
è possibile vincere la resistenza di quelli
che in ogni evento sarà sempre prepon-
derante, (54) il perchè non venne accolto.
Con lo scorrer degli anni l'andamento
delle cose anziché prender buona piega,
peggiorava di molto, e le politiche vicen-
de, coli' influire sulla privata economia
de' cittadini, rendevano la condizione dei
proprietari sempre più difficile e critica. —
Difatti v' è memoria che sulle scene della
Fenice non solo si videro drammi buffi,
e semiserj, ma vi si rappresentarono per-
fino commedie. — Ciò però ebbe luogo
una sola volta, cioè nella stagione estiva
del 1806, in cui agì la comica truppa di-
retta dall' Àndol fatti, alla quale era ascrit-
to il rinomatissimo Petronio Zanuerini,
Bolognese, anzi se nuli' altra memoria vi
fosse intorno la vita di così celebre nuo-
re sia ricordato almeno: Che Y ultima ^>i-
ta in cui il vecchio Petronio declamò a
Venezia, fu questa, l'ultimo Teatro su cui
comparve, la Fenice, e l'ultima rappre-
sentazione — Elisabetta. — Dramma tra-
dotto dall'1 originale di Favieres, in cui
con esimia bravura sosteneva l' interest
santissimo personaggio Simeone.
Che se in la sera 21 dicembre del 1822
sulle stesse scene della Fenice, venne rap-
presentata la Regata, commedia del ricor-
dato nostro Alessandro Zanche e le Con-
venienze Teatrali farsa di Simon Sogralì,
questo caso particolare non fa eccezione
al sistema. — S' intese allora oirrire, con
regolare magnificenza, uno spettacolo na-
zionale alla Maestà dell' Imperatore e Re
Francesco Primo, all'Augusta di Lui con-
sorte Carolina di Baviera, all'Imperatore
delle Russie, al Re di Prussia, al Re di
Napoli, ed al numeroso stuolo di altri
Principi, che in quell'epoca onorarono Ve-
nezia di loro presenza. Nella medesima
4o
faustissima occasione si e ivi riprodotto
anche un dramma buffo, il Matrimonio
Secreto, musica del Cimarosa, e poesia di
quel celebre prete Lorenzo da Ponte, già
poeta cesareo, successore del Metastasio,
sventurato seguace d'una illusoria, ed e-
saltata filosofia che lo trascinò in America,
ramingo in traccia di una sognata feli-
cità. All' uopo deli' indicata comica rap-
presentazione venne per quella soia sera
trasportata dall'altro Teatro Vendramio a
san Luca, ove attualmente agiva la trup-
pa diretta da Gaetauo Goldoni, avendo-si
preferito agli altri Teatri questo delU Fe-
nice, il quale per vastità meglio di qua-
lunque altro prestavasi alla esigenza delle
decorazioni, e soprattutto per ricchezza e
per nobiltà di addobbi, oilriva condegno
ricetto al ragguardevole concorso di taute
corti Sovrane. (55)
Per conservare nel rango de' prima:]
d'Italia questo teatro, ed a sostenerne il
decoro accorse con annuali somministra-
zioni la podestà Edile, largendo di rag-
guardevoli sussidj, onde supplire alla im-
potenza de' socii proprietarii. — Quel
sistema per cui è stabilito che le città
centrali, in cui ha luogo la residenza del
i ^presentante Sovrano, debbano avere un
nobilissimo teatro, un teatro <? etichetta
questo stesso sistema protesse il decoro della
* etnee, e già fino da' tempi italiani, data
esclusione a qualunque diverso genere di
rappresentazioni, comparvero su aueste
scene solo drammi e balli scrii, ne ven
nero accolti come attori se non personag-
gi valentissimi, in gergo teatrale distinti
col nome d attori di cartello. (36)
A questo punto in cui sul decoro del
teatro e sulle teatrali convenienze si par-
la, cade a proposito ricordare che la no-
vità di un teatro classico in Venezia, se
ha potuto stuzzicare il livor della satira
valse altronde a determinare i pensamen-
ti di qualche filosofo che con esatte dot-
tane, mise in chiaro lume i vantaggi de-
rivanti alla pubblica educazione, alla ci-
viltà, ed ai costumi delle oneste sceniche
rappresentazioni, e indicava quali esser
debbano i requisiti, ed i sistemi fondamen-
tali del bello armonico teatrale. — Andrea
Rabbi, nome noto alla Repubblica delle
lettere, volle occuparsi di tale materia, ed
in un opuscolo, da lui appunto intitolato
il bello armonico Teatrale, raccolse i pnn-
ripi estetici delle arti belle, e con kj»
daP d'un trattato del cavaliere P.anell. es-
pose le maxime ed i pr.BC.pj, per cu
indurre le sceniche rapprese, temoni e
l'arte del teatro verso la poss.b.ie perfe-
*nTffi della Fenice, eretto con fortu-
natissimi anspicj, in seno alla tranqmllita
ed alla pace ma però in turpe siamone,
««anco Sa 1 ùnge rombava terr.bde .1 nem-
go dcUa rivoltone e del sovvertimento
sociale, d.ede fin da pnnc.p.o causa di
amarena, pel suicidio d. cerio Michele,
daoMclteU.no dall'Agata, quel primo
■1 "rosario che aveane sostenuta e dire -
te "l'apertura: 1' infel.ee, trovandosi a mal
partito per economico sbilancio, causato
Sa la stessa impresa, dec.se morir di vele-
no, che amministrò a se medes.mo .1 pri-
mo ciorno della quaresima .792- fb> A
leste sconfortante preludio succedettero
Sn io1 msid.e, di lutto. II. fanatismo ab-
Ciuò la mente degl. uomin.; la seda-
ne li ha trascinati al delirio, e per la Ma
"'errore 1. condusse alla total perdi*
dell
xione.
Pure tutte queste vicende, questi tram-
busti, questa oscillazione di fortuna, di
opinioni, di ardimenti, procurarono anche
a Venezia qualche aurora di tregua, qual-
che giorno d'effimera giocondità.
Spettacoli e feste si sono più volte ri-
petuti, e la venuta di cospicui personaggi 3
d uomini resi celebri, per valore nelle ar-
mi, per politici consigli, per istorica ri-
nomanza, ha data occasione a magnifici e
singolari apparati, ed appunto il teatro la
Fenice, risuonò più volte d'applausi che
il fluttuante volgo, la schiera degli adula-
tori, degli sfaccendati, oggi innalzava a
coloro cui per variar di fortuna dovea, il
giorno dopo, avere in abbornmento. —
Con pubbliche dimostrazioni di gioia ven-
ne stoltamente accolta la perfidia coperta
con le insegne di libertà; eguali dimostra-
zioni, ebbero a vicenda coloro stessi, cui
la sorte delle armi, fecero dominatori di
questa patria; ma il languore ne' cittadini
aumentava m ragione alle esportazioni, al
deperimento, alla depauperazione, cui sog-
giaceva Venezia, in guisa che, mancando
la forza di reazione, tutto cadde nell' av-
vilimento, che conduce alla nullità, alla
44
miseria, ed una languida scintilla del pa-
trio °enio solo rimaneva ad illuminare il
quadro infausto delle nostre rovine. (ó9)
Se nonché dopo tanta incertezza, final-
mente dolce aura di quiete sorse a tran-
quillare le agitazioni ond era combattuto
il mondo, e Venezia rialzata dalla pro-
strazione, potè ricondurre le idee de' suoi
cittadini ad un ordine che ammette siste-
mi e metodi di esattezza e di regola. Sic-
come poi nella estesa catena degli avve-
nimenti, uno sull'altro influisce, ed 1
secondarli da maggiori derivano, cosi la
«rande riordinazione politica, cambiando
la sorte di questa città, miglioro conse-
guentemente anco il destino della Fenice,
che d'allora in poi, si è vieppiù conler-
mato nella eletta serie de primari! teatri
d'Italia. , 1M. .
Dalla sorte era pero stabilito che questo
Teatro dovesse perire, nò a salvarlo dal
disastro che gli sovrastava valsero le con-
dizioni raccomandate dal programma pri-
mo novembre 1789, ne l'antiveggenza
dell'architetto Selva, che munito 1 avea
con due torricelle, per gli apparati idrauli-
ci. Forse che questi prudenziali appresta-
45
menti sarebbero stati bastevoli a minorare,
se non ad impedire la totale sua confla-
grazione, ma l'uso delle stuffe, e non mai qui
per sistema adoperate a comodo de' teatri,
l'infelice tentativo dell'illuminazione a gas,
i cui ripetuti esperimenti si risolvettero a
nulla, la introduzione di nuovi focolari per
aumentare e per distribuire il calore; l'a-
dattamento di questi sussidii di mollezza,
in un edifizio, dall'origine sua non fatto
con tali viste, doveva o tosto, o tardi tor-
nare in suo danno, come accadde appunto
la mattina del i5 dicembre i856.
t'avvenuta catastrofe merita un circo-
stanziato dettaglio, e qui s'imprende a det-
tarlo, avendone attinte le prime notizie da
sicure, e legittime fonti, ed in seguito an-
che verificate, a mezzo di confronti e di
esami locali, in che venne favorito lo scri-
vente per esser testimonio di vista, e per
aver dovuto come obbligo d'istituto, assi-
stere alle manovre felicemente adoprate
J3er impedire la maggior irruzione di quel-
l' incendio.
Nella prima metà di dicembre i836,
ebbe compimento la costruzione d' una
stufFa ossia forno alla IMeissner, e nella se-
|6
ra di sabbato io dello stesso dicembre,
se ne fece la prima prova, alla quale as-
sistettero, con gli artieri, anco tutti quelli
che in ogni senso erano o incoinbenzati ,
od interessati in proposito. Forse che ogni
cosa sembrò corrispondere allora ai comu-
ni desklerii, poiché nulla rimase da dirsi,
trattane qualche osservazione di seconda-
ria importanza.
In quella prima notte, parve all'uomo
d'ispezione che dormiva in uno stanzino
appunto per tale incontro ridotto ad uso
di guardia e di sorveglianza, nel piano
del quarto ordine, ed in prossimità al tu-
bo pel fumaiolo, di sentire un qualche
odore, come di legno assiderato; ne diede
tosto avviso al custode, fecero assieme una
locale ispezione senza poter rimarcare no-
vità alcuna, il perchè si ritirarono, per-
suasi che l'odore, il quale pure esalava,
fosse causato dalla muratura nuova, e dal-
la creta che andavano, mano a mano asciu»
gandosi. (40)
La susseguente giornata di Domenica
passò senz' allarme , ma in quella notte ,
I' odore sospetto aumentava di molto, sen-
za che altro indizio pure y' avesse del so-
4?
prastante pericolo. I custodi nella brama
di mettere a coperto la propria respon-
sabilità;, riferirono alla presidenza nel Tea-
tro ciò che ad essi era accaduto rimarcare,
affinchè luogo avessero le necessarie indagi-
ni, e prese le misure relative all'emergente.
Dilani la mattina del lunedì 12 com-
parve sul luogo una specie di commis-
sione assistita da varii artieri. Questo con-
vocato, dopo aver sentite le deposizioni
de'ricordati custodi, esaminò ogni parte
deli' edilìzio, contigua ed aderente a quel-
l'apparato di Maysler, e concluse ad una-
nimità di voti, che tutto trovavasi in re-
gola, che nulla era da temersi, poiché
1' odore, il quale pur continuava, da nul-
l' altro appunto pareva esser causato, che
dall' asciugamento delia nuova muratura
vicina al camino , e dall' asciugamento
eziandio del camino medesimo e del suo
fumajuolo, confermando con tal decisio-
ne, ciò che prima di loro aveano opinato
i custodi medesimi.
Questi risultamene, queste opiuioni date
da persone qualificate ed esperte, con
aspetto di tranquillante sicurezza, non la -
sciarou negli animi alcun pensiero di so-
43
spetto, alcun residuo di tema per cui rad-
doppiar d'attenzione, e spingere più avanti
le investigazioni: ognuno sembrò riposare
sulla fede de' propri occhi, sulle proteste
della conferenza; si neglesse la testimo-
nianza dell'odorato, valutabile in simili
casi, non si diede è vero più fuoco alla
stuffa, e si è solo raccomandalo tener d'oc-
chio la scena, e quindi passò il rimanente
del lunedì stesso senza nuove rimarche.
Giunta la sera, ricomparvero sul palco
scenico, come nelle precedenti serrate, i
coreografi, i danzatori, a ripetere le no-
iose prove dei balli: gli apparatori accu-
divano all'apprestamento deJ meccanismi,
ed i pittori, occupati nelle decorazioni, se
ne stavano nella soffitta della sala teatra-
le, giacche tutto doveva esser pronto per
la vicina sera di Santo Stefano, in cui
davasi lo spettacolo di un dramma serio -
Lucia dì Lamermoor, poesia di Salvatore
Canterano, — musica del maestro Doniz-
zelti — col ballo pur serio. // conte Pi-
ni del Samengo. Questi esercizii durarono
fino le ore undici circa della notte, al
qual momento, cadauno partì dal teatro;
anco i custodi, dopo la solita, perlustra-
{9
zione si ritirarono, e rimase ogni cosa in
perfettissima quiete.
Alle ore una e mezzo dopo la mezza-
notte, quel custode che dormiva nello stan-
zino al quarto ordine fu svegliato da sor-
do mormorio : teso 1' orecchio^ parvegli
udire un leggiero crepitare: balzò tosto
dal letto, ed aperto il finestrino sopra la
scena, potè, di mezzo a gran fumo, vede-
re, che dal tetto, presso al nuovo fuma-
juolo, cadevano in copia fa\ille, e che il
fuoco già cominciava a palesarsi con im-
minente incendio, appiccandosi ai tellai
delle quinte presso al suolo del palco sce-
nico.
Non appena questi ebbe date grida
d'allarme, che accorsero i custodi, soprav-
vennero i pompieri del vicino quartiere ;
ma nel breve frattempo , si destaron le
fiamme, e l'incendio investì d'un tratto
con tanta rapidità e furore il tetto della
scena ed i praticabili della soffitta , da
non lasciare agli astanti mezzo di sicurez-
za che in precipitosa fuga, poiché in un
baleno venne invasa anco la impalcatura
sulla sala Teatrale, e la sala medesima, i
cui palchetti furono attaccati dall' alto ed
4
5o
anche inferiormente, pel fuoco die pro-
rompeva dallo stesso palco scenico.
Il primo bagliore apparso all' alto del
tetto avvisò del disastro i vigilanti sulla
torre di san Marco, die immediatamente
diedero sulla gran campana il terribile
tocco cui seguirono di subito, per parte
del legno Guarda - porto, i soliti tre colpi
di cannone: erano allora le ore due del
mattino. Già la milizia e la città furono
tosto in movimento; da ogni parte si af-
frettavano i soccorsi, senza sapere se non
confusamente il luogo dello incendio, ma
il fanale posto sulla torre, dirigeva le mosse
di tutti, segnale poco dopo fattosi inutile
per l'eruzione portentosa delle fiamme,
die innalzandosi oltre i più elevati edifizii
il tetro chiarore riflettevano sulle eccelse
moli, sulle isole più rimote, dalle quali è
circondata Venezia, precisando così il sito
della conflagrazione.
Invano da ogni parte si presentarono
soccorsi; invano i civici pompieri, diretti
dall'ingegnere Giuseppe conte San fermo ,
aiìrettavansi e si esponevano alle più ardite
manovre; la violenza dell'incendio era
ormai insuperabile, ed il Teatro in quel
5r
momento somigliava, più che altro, ad
tra ardente vulcano; convenne dunque
rinunziare all'idea di salvarne una qualche
parte, e rivolgere invece ogni cura alla
difesa dell'ingresso principale, dell'atrio,
della sala pel ballo e di tutte le altre
stanze pertinenti al Teatro medesimo,
nelle quali ora risiede la presidenza, ed
ha convegno la società de' Filarmonici ,
denominata Apollinea . Erano le ore 3
e i/o, e non bene ancora gli ingegneri
avean potuto riconoscere il limite e la
tendenza dell'incendio, quando con orrendo
scroscio precipitava, d'un colpo, l'intiero
tetto, strascinando nella rovina il sottopo-
sto edilizio, che ad tra istante in ardente
voragine si è trasformato.
Mancherebbero le espressioni a chi vo-
lesse rappresentar con parole, la scena di
questo spaventoso momento ! Fra il fosco
della notte ed il baglior delle fiamme si
videro allora varii pompieri, rimasti iso-
Iati, in cima delle muraglie, impavidi
aggirarsi siili' orlo di quel rovente preci-
pizio, ed in cosi critica situazione adoprar-
si per la propria e per l'altrui salvezza,
con tanto coraggio ed imperturbabilità, da
52
metter sorpresa negli animi i .più fermi e
risoluti. A tale altezza si spinsero i tizzo-
ni e le faville, che per veemenza gli accesi
carboni vennero lanciali al di sopra la
città, per mezzo il canal grande ed anche
oltre questo, fin entro il chiostro interno
del seminario patriarcale alla Salute, in
una distanza di oltre odo metri; restando
coperte di brage le strade ed i fabbricati
delle contrade vicine. Fortuna che neppur
aura di vento da alcuna parte spirasse,
che fatalissime sarebbero state le conse-
guenze di questa portentosa esplosione, e
tornavano inutili le fatiche per preservare
illese col restante dell' edilizio le case
contigue al perimetro incendiato.
I soli mezzi che esistevano in potere
del regio Municipio non bastavano alla
difesa: bisognò chiamare in aiuto quelli
della Marina, che invitata alle ore 4, spedì
immediatamente sul luogo sei pompe a
battello, e quattro altre pompe a carro,
assieme agli attrezzi e agli equipaggi di
loro servizio. Questo soccorso, unito alle
prestazioni degli ingegneri, alla coopera-
zione deiruffizialilà, de' soldati, de'marinarj
e de' cittadini, decise il termine di questa
55
notte letale, giacche alle ore 6 i;a del
mattino, si era riusciti ad infrenare Tin<
cendio, tenendolo circoscritto entro le
muraglie del perito Teatro, senza ulterior
pericolo delle sale e delle case vicine,
pure spettanti alla società, che lievi danni
ebbero a soffrire in confronto al pericolo
di total distruzione, da cui erano così da
vicin minacciate.
Intanto che queste cose si facevano, il
terrore, lo sbigottimento avevano sopraffatti
gli animi de' contigui abitanti, che dovun-
que cercavano sottrarsi al minacciato pe-
ricolo ; alcuni mezzo ignudi, non ancora
raccolti gli spiriti sbalorditi dal sonno,
andavan raminghi , senza saper dove o
perchè; altri smarriti, sgomberavan le case
di masserizie e di mobiglie, mettendo a
confusione ed a sovvertimento ogni cosa,
senz'ordine e con precipizio; grida, lamenti
eccheggiavano da ogni parte, da tutte parti
palpitavan quegli infelici, ed un frastuono
orrendo, un sordo fremito, un rumore indi-
stinto, penetrando di compassione, metteva
negli animi raccapriccio e spavento.
Anche la cittadina carità, in questo dis-
graziato emergente, diede le solite prove
54
d'interessamento alle altrui sventure. I
vecchi, gli ammalali, i fanciulli trovarono
amico ricovero, trovarono soccorsi ed as-
sistenza sotto a' tetti ospitali di que' pietosi
vicini, le cui case tosto si apersero., quai
magazzini a salvar dalia dispersione le
sostanze da ogni parte lanciate sulle pub-
bliche strade, ed esposte agli arbitrii dei
ribaldi, che in tali pubbliche jatture sovente
accorrono con male intenzioni. In tanto
periglio non v'ebbero derubamene, non
v'ebbe vittima alcuna; si pianse è vero
di pietà, di timore pel triste fatto, ma nes-
suna lagrima cader dovette sulla tomba
dello sposo, del padre^ del fratello, che
tutti, la Dio mercè, sortirono salvi. (40
I/incendio andò poco a poco minoran-
do, ma quelle rovine ardevano ancora nel
terzo giorno. Altro non rimase del Teatro
la Fenice che le sole muraglie robustis-
sime, e fu quasi portento che nella pre-
cipitosa diroccazione , restasse immobile
ed intatto quel grande arco che divideva
la scena dalla sala teatrale . Immediata-
mente si è dato mano allo sgombro dei
materiali, sotto cui comparvero masse in-
formi e disordinate di strane fusioni, di
55
cristallizzazioni incomplete, tutti effetti e
lavori causati dall' intensità del calore e
dalla costanza e violenza del fuoco, che
pervenne a calcinare gli stipiti, le soglfe
e le decorazioni architettoniche dell'edilì-
zio. I curiosi ne fecero raccolta, e sono
ora riposte ne' gabinetti, come oggetti di
dotta curiosità, e come monumenti di tan-
ta fatalissima cittadina sventura.
Questo clamoroso avvenimento, e le sor-
prendenti scene che in quella notte da
ogni parte presentava l'incendio, scossero
il genio di varii artisti, i quali con l'en-
tusiasmo, da cui erano penetrati alla vista
di tante singolari circostanze, seppero co-
gliere, con vera maestria, alcune prospet-
tive di un eiìetto il più magico e pitto-
resco.
Wervoolt, pittore flammengo, eseguì ad
olio un abozzo di veduta panoramica,
tolta dall'alto del palazzo Pisani a santo
Stefano, opera acquistata poscia da Sua
Maestà il re di Napoli che qui fu nel
gennaio i85y. lì nostro diligente e valoro-
so disegnatore Giovanni Pividor, si occu-
pòj prima di un abbozzo panoramico, pre-
so dalla propria sua casa, situata oltre la
56
chiesa Armena a san Giuliano, abbozzo
che rimase nel di lui Album, ed eseguì
poscia due disegni prospettici, uno dalia
parte posteriore dell'incendiato Teatro ver-
so il canale, che subito pubblicò a mezzo
della litografia Barozzi, l'altro rappresen-
tante 1' interno dell' ampio cratere , con
l'apparenza delle rovine^ quali comparve-
ro al momento della caduta : anche questo
disegno restò presso l'autore.
Avendosi provato , con la descrizione
de' fatti, che l'incendio del Teatro la Fe-
nice, anziché da origine misteriosa od
ignota, come altri vorrebbero, attribuir de-
vesi piuttosto ad una causa semplice e
naturalissima, non mai ad opera di umana
malizia, e che la violenza, con cui pro-
ruppe, schietto comprova, essersi il fuoco
insinuato entro i grossi legnami del tetto
ed in quelli nascostamente agito, fino a
ridurli incapaci di più sostenersi, effetto
già avvertito nella pubblica Gazzetta, e del
quale infiniti abbiamo esempli, resterà
conscguentemente chiarito questo punto ,
su cui i pubblici fogli sembrarono insiste-
re con molto calore forse per lo scopo
lodevole di cercare la verità, che il cono-
57
bcere ora forse torna inutile, ma che al-
tronde giova chiarire, a lezione de' poco
avveduti, e per documento ne' casi avve-
nire. (/\i)
Rimane a desiderarsi che i divisamenti di
que' socii proprietarii ottengano completo
adempimento, e che la riedificazione del
Teatro la Fenice, presa a maggioranza di
voti nei convocato di domenica 29 gen-
najo i83y, venga condotta a perfezione
con la magnificenza del primo (45), a cre-
dere le quali cose, è di conforto il senti-
re, come in altra seduta, del giorno 26
febbraio decorso^ la società medesima, con
nobile entusiasmo e per acclamazione
prendeva, che essendosi ora riconosciuto
il valore nell' arte ed il merito distinto
dell'architetto Gio. Antonio Selva, ora che
materialmente poterono esser rilevati gli
accorti partiti, da esso lui scelti, i quali,
ne per istudio, nò per fina penetrazione
si saprebbero oggi in meglio cambiare,
non debbano introdursi novità nella rifab-
brica, ma seguire indiminutamente l'antico
modello s senza punto obliterare alcuna
delle vecchie interne decorazioni, chiuden-
do la seduta con la generosa idea di por-
58
re a tanto architetto un' inscrizione in
marmo nell'atrio interno del Teatro, qual
perenne testimonianza della patria ammi-
razione ad un cittadino che, accrescendo
lustro a Venezia, lasciò in questo edilìzio
un classico monumento di magistrale abi-
lità, non tanto per caratteristica architettu-
ra (44), quanto riguardo a profondo sape-
re nell'arte, a leggiadria di parti a corretti
dettagli, ed a somma industria in cogliere
vantaggio da un'area la più strana e dis-
ordinata, scoglio massimo cui anco i più
esperti architettori facilmente urtano e po-
che volte riesce lor superare, sortendone
con pieno onore e con plauso. (45)
NOTE
-©-
(1) Vedi Gazzetta veneta urbana N. 101 mer-
cordi 17 decembre 17 88,. pag. 804.
(2) Gazzetta urbana veneta N. 76 mercordi
23 settembre 1789, pag. 608, Gazzetta N. 77
sabato 26 settembre 1789, pag. 61 a.
(3) Gazzetta urbana veneta N. 88 mercordi
4 novembre 1789, pag. 697, Gazzetta ec. N. i3
sabato i3 febbraio 1790, pag. io3.
(4) Gazzetta urbana veneta N. 21, sabato
i3 marzo 1790, pag. 167.
(5) Gazzetta urbana veneta N. 43,, sabato
29 maggio 1790, pag. 34a.
(6) Gazzetta urbana veneta N. 4 mercordi 1 3
gennaio 1790, pag. 27
Idem N. 5 sabato 17 gennaro 1 790 p. 37.
Idem N. 6 mercordi 20 gennaro 1790 p. 44.
Idem N. 7 sabato 23 gennaro 1790 p. 52.
Idem N. 9 sabato 3o gennaro 1790 p. 71.
IdemN. 3i sabato 17 aprile 1790P. 244.
IdemN. 3i idem p. 246,
6o
(7) Gazzetta urbana veneta N 29 sabato 10
aprile 1790, pag. 232.
(8) Gazzetta urbana veneta N. 3) sabato 17
aprile 1790, pag. 247.
(9) Gazzetta veneta urbana N. 37 sabato 8
maggio 1790, pag. 292.
Idem N. 4° mcrcordì 19 maggio 1790.
pag. 3» 7.
(io) Gazzetta urbana veneta N. 42 mercordì
26 maggio 1790, pag. 332-
/11) Gazzetta urbana veneta N. 60 mercordì
28 luglio 1790, pag. 475.
(12) Gazzetta veneta urbana N. 4^ sabato 5
giugno 1790,, pag. 358.
(i3) Gazzetta veneta urbana N. 60 mercordì
28 luglio 1790, pag. 475.
Esarai e pareri dei signori Buratti, Stra-
tico e Fontanesi, sopra i modelli prodotti per
l'erezione del nuovo Teatro in Venezia. — Ve-
nezia 1790.
Gazzetta veneta urbana N. 43 sabato 29
maggio 1790, pag. 34^.
Idem N. 45 sabato 5 giugno 1790, p. £58.
(i4) Gazzetta urbana veneta N. 44 mercordì
2 giugno 1790, pag. 35o.
(i5) Gazzetta urbana veneta N. 47 sabato
12 giugno 1791.» pag- 372.
(16) Gazzetta urbana veneta N. 44 mercordì
2 giugno i^goj pag. 35 1.
( i 7) Idem N. 46 mere. 9 giugno 1 790, p. 368.
6j
II cavaliere e procuratore di s. Marco An-
drea Memrao, era personaggio di gran genio 5
nel 1775 e 1776, essendo provveditore straor-
dinario della città di Padova, concepì e mandò
anche ad effetto 1' idea di ridurre nell' attuale
modo decoroso e magnifico la piazza in quella
città denominata Prato della Valle.
Abbiamo un opuscolo con tavole in rame,
per titolo : a Descrizione della general idea
» concepita ed in gran parte effettuata dall'ec-
» cellentissimo signor Andrea Memrao etc. sul
» materiale del Prato che denominavasi della
» Valle ecc., estesa da D. Vicenzo Radicchio,
w veneziano, abate di san Lorenzo in Zumei ,
>} segretario de' memoriali di S. Eccellenza me-
91 desimo, attuale ambasciatore alla Santa Se-
» de ». — Roma 1786, Fulgoni, in 4.
Padova riconoscente mise a lui una statua
nel ricinto esterno di essa Piazza, con lunga in-
scrizione che ricorda l'anno 1 794. Questa sta-
tua venne eruditamente descritta da Antonio
Neumayr, p. 201, N. XLIV dell'opera : Illustra-
zione del Prato della Valle ossia della Piazza del-
le Statue in Padova. 1807 nel Semin. di Padova.
(18) Gazzetta urbana veneta N. 45 sabato 3
giugno 1 790. pag. 356.
(19) Gazzetta urbana veneta N. 5i sabato
26 giugno 1790, pag. 4o3, e successivi numeri
alle pagine della raccolta 4o4, 4o5, 4o6, 407,
4i5, 420, 421, 422, 4*5, 426, 427.
$?.
N.B. Il documento di recessione Checcìà
e Pungileoni a Gazzetta N. 5i sabato 26 giugno
1790, pag.406.
(ao) Gazzetta urbana veneta N. 47 sabato 12
giugno J 790, pag. 372.
(a«j Gazzetta, urbana veneta N. 6* mercordi
4 agosto 1790, pag. 489.
Ecco i nomi de* presidenti rappresentanti
la società del nuovo Teatro e di tutti quelli che
concorsero alla sottoscrizione del convegno 3i
luglio 1790.
Girolamo Ascanio Giustiniari K.T presid.
Alvise Mocenigo Primo K.r presidente
Sebastian Zen aggiunto
Mario Ambelicopulo presidente
Angelo Maria Revedin agg. presid. cassier
Giacomo Salarol presidente
Pietro Bianchi q.m Antonio autore del
modello segnato Z, affermo
Tommaso Gallini Andriani fui mediatore
Antonio Maria Soaziavv.ven. fui mediatore
Salvador Marconi fui testimonio
Gio. Domenico Fontaniva fui testimonio
I Forensi che agirono per la Società 1
Salvador Marconi
Tommaso Gallini Andriani.
E quelli per conto del Bianchi :
Giovanni Domenico Fontaniva
Giuseppe Marzolo.
63
Cominciavano già le satire ; vi fu chi con
viglietto anonimo diretto al librajo dirti, ricer-
ca l'inserimento nella Gazzetta di un Sonetto
che cominciava :
Un Teatro in Venezia xe da far ecc.
ma forse che questo era troppo piccante,, poi*
che Curti non volle per viste di prudenza pub-
blicarlo, Gazzetta N, 9 sabato 3 o gennaro 1790,
pag. 71.
(1 1) Questo paragrafo è dettato dalla viva
memoria che si conserva di codesta onoratissi-
ma famiglia. Una figliuola del Solari, Maria,
divenne moglie del reputatissirao architetto
Francesco Dal Peder, che serviva l'Arsenale fi-
no da'tempi della li epubblica. Da questo felice
matrimonio nacque una figlia, Teresa, ed un fi-
glio, Gio. Maria. Questi è onestissimo aggiunto
ragionato di 2.a classe nella Marina ; quella
maritata in certo Gelsomini chincagliere.
Dopo la morte del Dal Peder la vedova
Maria passò alle seconde nozze con certo Calvi
ora fi837J impiegato presso TI. R. Ragionate-
la Centrale.
Vive tutt' ora un fratello della Maria So-
lari Dal Peder Calvi, di nome Pietro, e trovasi
in ristrette fortune.
(a3) Esame ed approvazione dell'illustre ac-
cademia Clementina di Bologna del progetto
Teatrale del sig. Pietro Bianchi di Venezia.
Inserito a pag. 93 dell' opuscolo in ottavo;
64
Esami e Pareri ecc., stampato a Bologna, e co-
me alla nota (a4)-
(24) Titolo dell'opuscolo : « Esami e parere
« dei signori co: Simeone Stratico P. P. di
» fisica nell' università di Padova,. R. D. Bene-
9* detto Buratti C. R. S. e Francesco cav. Fon-
» tanesi professore di pittura nella ducal acca-
» demia di Regio, sopra i modelli G. V. T. Z.
« prodotti per l'erezione del nuovo Teatro in
» Venezia pubblicati da Pietro Eianehi puhbli-
« co matematico, architetto, accademico Cle-
$ì montino ed Udinese, e confutazione degli esa-
a mi suddetti sopra il modello segnato Z, ap-
u provato dalla cel. accademia Clementina di
a Bologna, » in 8. con tavole in rame, contiene:
1. La dedica al N. H. Andrea Memrao di
Pietro Bianchi.
2. Il programma 1. novembre 1789.
3. Indice di tutti i progetti assoggettati
all' esame per V eiezione del nuovo Teatro in
Venezia.
4. Esame e parere sopra disegni e modelli
proposti alla nob. società del nuovo Teatro, Ve-
nezia 1790, 10 maggio, del Buratti , Stratico e
Fontanesi.
5. Confutazione del sig. Pietro Bianchi
autore del modello segnato lettera Z, agli illu-
stri professori Buratti, Stratico e Fontanesi, ri-
guardante le eccezioni da loro date al suddetto
disegno e modello,
65
6. Esame ed approvazione dell'illustre ac-
cademia Clementina di Bologna al progetto tea-
trale del sig. Pietro Bianchi di Venezia, 3o no-
vembre 1790.
7 . Una tavola iu rame.
Manca la Gazzetta in cui è fatta parola del
deferito premio.
(o.5J Filiasi Jacopo. « ricerche Storico- cri-
» tiche sull' opportunità della laguna veneta
sì pel commercio, sull'arti, e sulla Marina di
* questo stato >;. Venezia Curti 1 8o3, pag. 193.
^26) Il disfaccimento delle case cominciò in
febbrajo circa 1 790 , poiché nella Gazzetta ur-
bana veneta, N. ai, del i3 marzo 1790 pag.
167, è detto che continuano i lavori di disfac-
cimento per apparecchiar il fondo.
Dalla Gazzetta N. 53, 3 luglio anno stesso
1790 si rileva che dopo questo 3 luglio si lavo-
rava alle escavazioni e fondamentazione, secon-
do il modello del Selva sicché si deduce che il
lavoro totale si estese da febbrajo a tutto de-
cembre 1 790, mesi 11
L5 anno 1791 ia
Da gennaio ad aprile 1 792 ... 4
Totale mesi N. 27
Apertura 16 maggio 1792
Si ha per tradizione e per iscritto che
la edificazione importò mesi . . . . iS
Restano mesi N. g
5
56
impiegati nelle demolizioni, asporti, decorazio-
ni interne, apprestamenti, addobbi ed altro.
(27) « I giuochi d'Agrigento — Dramma per
*» musica del conte Alessandro Pepoli, da rap-
« presentarsi nell' apertura del nuovo Teatro
»> detto la Fenice. Venezia per la Fiera del-
>f Y Ascenzione dalla stamperia Curti 1 793 ,
» presso il Foglierini ».
Questo libretto è decorato di beila ediz.
Ha per antiporta la facciata anteriore del nuo-
vo Teatro, e quattro ritratti cioè quello del
Paisiello, Brigida Banti, Gasparo Pacchierotti ,
e Giacomo David.
Questo libretto medesimo è stato seguito
da un secondo ed é : Due lettere sul dramma
per musica, I giuochi d'Agrigento, la prima let-
tera è scritta dal Pepoli all'ab Francesco Boaretti
per chiedere la di lui opinione sul dramma ,
con l'altra Boaretti risponde, e manifesta la di
lui piena approvazione, consigliando anche l'au-
tore a non curar le censure scagliate al merito
della di lui opera.
(28) Che T architetto Selva abbia cambiata
la curva pel nuovo Teatro con esenzialissima
differenza dal primo suo disegno, ciò resta esu-
berantemente dimostrato, confrontando la deli-
neazione di essa, rimastaci nella tavola annessa
al ricordato opuscolo. Esami e Parere, fatto
stampare dal Bianchi. Ivi si rileva a colpo d'oc
ckio quanto il prime tracciato dello Selva sia
67
inferiore a quello del Bianchi, ed anche alla
curva posteriormente addottata ed eseguita dal
Selva medesimo.
Il modello in legno del bellissimo Teatro
di Mestre, opera dell'architetto veneziano Ber-
nardino Maccaruzzi, esisteva nel 1808,. e ri-
mase per varii anni come deposito., in casa del-
l'ingegnere Gio. Battista Givin Manocchi in
Mestre, che poi lo riconsegnò al N. H. Filippo
-Balbi della famiglia di Campo Rosolo proprie-
tario, dal quale fu non ha guari ( 1 8 3 7^ vendu-
to al nob. sig. conte Giacomo Giuseppe Albriz-
zi, che ora lo possiede, e lo custodisce in sua
casa in Venezia a san Paolo presso il traghetto
detto della Madonetta.
Fra le altre particolarità di questo Teatro,
era rimarchevole quella di sua curva., della esat-
ta armonia fra tutte le sue parti, ed altre:--!
l'armonìa in quanto riguarda l'acustica ; singo-
lare lo rendeva inoltre l'ingegnoso meccanismo
per cui, quasi a colpo d'occhio, si faceva di-
scendere il palco scenico fino a livello del suo-
lo della platea, con che ottenevasi una stupen-
da e vastissima sala in occasione di cavalchine,
L'apertura ebbe luogo in autunno 1778
col dramma serio Scipione, musica di Giu-
seppe Sarti Faentino : esisteva prezzo il piaz-
zale detto delle Barche internamente, verso
mezzogiorno, cioè a destra del canale Fossa
Gradeniga : non fu mai dipinto.
68
Di questa bellissima opera, non rimane che
l'atrio e le sale superiori, perchè tutto il restan-
te verso il 1816, il proprietario Balbi vendet-
te a de' capi maestri di Mestre., che ne fecero
demolizione.
Il Maccaruzzi fece anche i disegni per la
attuale chiesa di san Lorenzodi Mestre, comin-
ciata Tanno 1780, ne rimane ancora in quel-
l'archivio un profilo autentico. Notizia avuta
con lettera 5 marzo 1837 dall'ingegnere Ago-
stino Manocchi del fa Gio. Battista di Mestre.
iag) Nel sipario originale del Gonzaga il tem-
pio era alla sinistra della scena, cioè per usare
del vocabolo teatrale era dalla parte della se-
conda donna. La prima volta in cui venne ri-
dipinto si volle inversare il disegno, ed il tem-
pio medesimo compariva alla destra della scena;
finalmente nella seconda rinovazione, si calò
Torme dell'originale, e ricomparve il sipario
rome lo era nel 1 792 vale a dire col tempio
alla sinistra, nel quale stato soggiacque all'in-
cendio nella notte i3 dicembre 1 836.
Che Pietro Gonzaga fosse Bellunese ne
garantisce una nota a pag. 49 del libro Notizie
1 storiche della città di Belluno e sua Provincia
di monsignor Lucio Doglioni. Belluno 1816.
Gonzaga dipinse ne' Teatri di Milano, di
Genova e nel 1 782 in Roma nel Teatro Alber-
ti Nel 1816 troya vasi agli stipendj della corte
di Russia.
69
(3o) Gazzetta urbana veneta N. 9 sabato 3o
gennaro 1790. pag. 71. Vedi nota 19.
Alessandro Zanchi registrante criminale,
u.°™° cIi srau ?euio> e cu esperienza nelle cose
di Teatro, crede che l'autore del Sonetto di
cui si parla in questo paragrafo sia appunto
Gìo. Battista Bada.
(3i) Che quest'ultima satira sia veramente
di Alessandro Zanchi. lo ha assicurato egli stes-
so confidandolo a chi detta queste memorie la
mattina di domenica 19 febbrajo 1 807- mentre
se ne stava in propria casa obbligato al letto
per una contusione, o forse frattura al femore
destro, di che non seppero ben pronunciare e
decidersi li due professori in proposito consultati.
Autorizzò pure a dir ciò, a scriverlo, ed an-
che a stamparlo se abbisognasse, quasi sentendo
compiacenza di aver egli combinato una satira
che allora piacque generalmente.
(Sa) Il Teatro di Trieste venne aperto la se-
ra del 21 aprile i8ai, con l'opera Ginevra di
Scozia, musica del Mayer. Vedi Brodman; Me-
morie politiche economiche della città e territo-
rio di Trieste ec. Venezia 1831, pag. 97, e Be-
vilacqua : Descrizione della fedelissima regia
città e Porto Franco di Trieste. Venezia 1820,
pag. 45. Vedi anche l'opuscolo di Antonio Sel-
va, pubblicato con le notizie della vita di lui,
da Bartolomeo Gamba. Venezia 1819. Alvise-
poli pag. 8.
(33) Vaglio.
(34.) » Piano economico proposto alla socie-
» tà de' pmprietarii del Teatro di san Fantino
» dal co. Giuseppe Giacomo Albrizzi membro
» della predetta società » . Venezia Palese ,
1800, opuscolo in 8. di pag. fò.
(35 ) La Regata di Venezia commedia in cin-
que atti in dialetto veneziano del sig. Alessan-
dro Zancbi, rappresentata in Venezia nel Tea-
tro Vendramin dalla compagnia Marchioni, e
nel Teatro della Fenice onorata dalla presenza
di S. M. r Imperatore Francesco Primo, del-
l'Augusta di lui moglie, di S. Uff. V Imperatore
delle Russie, di S. M. il Re di Napoli ec. Ve-
nezia Molinari i8a5, in 8.
Vedi in questa i cenni che servono di pre-
fazione.
La Regata, commedia dello Zanchi, è ori-
ginalmente di cinque atti., e con tale disposizio-
ne venne sempre rappresentata tanto dalla co-
mica compagnia Marchioni nel carnovale 1822
per 18 consecutive recite sul Teatro Vendra-
min a san Luca, quanto posteriormente dall'al-
tra truppa Morelli, che potè ottenere 1 scenarj
usati in Teatro la Fenice nel dicembre 1822.
Nell'occasione però in cui alla rappresen-
tazione di essa intervennero gli Augusti Monar-
chi, di che si è fatta parola in questo articolo,
ebbe l'autore Zanchi a ridurla in soli due atti,
con recidere le scene accessorie, e gli episodj
- I
secondar], conservando però la integrità del
fatto, e l'esenzial dell'azione. Così ridotta fu
dall'autore umiliata in ni. s.„ a S. M. l'Impe-
ratore d'Austria in Teatro la sera stessa della
rappresentazione.
Notisi che nella compagnia Goldoni era
prima attrice la Ristori vedova Bellotto, e quel
Francesco Augusto Bon veneziano che in segui-
to tanto si distinse., e come attore, e come au-
tor comico, il quale allora sosteneva le parti
brillanti, e divenne poscia marito della Ristori
medesima.
(36) La Congregazione Municipale della re-
gia città di Venezia, soccorre la società della
Fenice con V annuo assegno di austriache
L. 8o5;4:7i ; questa somma però molte volte
viene anticipata dalla Cassa Regia per conces-
sione Governiate, tutte quelle volte cioè che il
Municipio medesimo non si trova in possibilità
di supplirla al tempo stabilito. Qualche anno
l'assegno è più generoso, massime ne' casi estra-
ordinarj, e di singolari avvenimenti ; appunto
nell'anno presente i838, per le venti recite co-
minciate col giorno 4 ottobre, oltre il solito
sussidio di austriache L. So574-' 7 »j> si diedero
altre austriache L. 28000:-- cioè L. 20000:' —
per l'opera e L. 8000: — perchè vi si aggiunga
un ballo; onde festeggiare la presenza in Vene-
zia delle loro Maestà Imperiali e Reali Ferdi-
nando Primo, e Maria-Anna adorati Sovrani.
72
(3?) » Il Bello Armonico Teatrale. Opuscolo
s» all'apertura del nuovo Teatro in Venezia nel
» 1792 «.Venezia 1792, Cordella, di pag. n5,
in 8.
L'anno avanti certo della Lena pubblicò
una Dissertazione ragionata sul Teatro Moder-
no. Venezia 1791, e vide la luce nell'anno
stesso altro opuscolo col titolo: Lettera d'un
Filarmonico ossia paralello tra la Todi e Mar-
chesi 1791.
Questi due scritti ebbero vita forse in cau-
sa all'entusiasmo, al desiderio, alla tema, in cui
fluttuavano le varie opinioni riguardo al Tea-
tro che si stava edificando.
(38) Michele o Michellino dall'Agata abita-
va il caseggiato in campo a santa Maria Zobe-
nigo presso il traghetto a destra sul canale,
marcato con li civici N. 2626-2627, e fu in
questo ove ebbe luogo la di lui morte.
(39) Magnifico, e straordinariamente ricco e
brillante è stato lo spettacolo dato in questo
Teatro la sera del martedì primo dicembre
1807, quando con splendido corteggio inter-
venne Napoleone Bonaparte allora Imp. e Re,
con Eugenio Vice Re e Principe di Venezia.
Il Re di Napoli,, i Sovrani ed i Principi di Ba-
viera. La Principessa di Lucca, il gran Duca di
Berg, ed il Principe di Neuchatel. In tale in-
contro si è ridotta ad uso Sovrano con disegno
dell'architetto Selva una loggia centrale occu-
paudo tre palchetti del primo ordine, e tre del
secondo, e vennero distese due scale, che da
questo, radendo la curva teatrale, giungevano
alla platea.- l'addobbo., la illuminazione, la
splendidezza de' rinfreschi giunsero alla profu-
sione : tutte le loggie del primo ordine erano
aperte ai Dignitari, ai personaggi di corte,
infine il restante degli spettatori. I cavalie-
ri, le dame, la veneta nobiltà, sfaraeggiarono
di gemme d'oro, e di ciò tutto che il lusso ha
di più ricercato.
Si espose sulla scena una cantata la cui poe-
sia e musica erano del conte Lauro Corniani
degli Algarotti, col titolo :« Il Giudizio di Gio-
" ve cantata nel faustissimo arrivo di S. M. Na«
» poleone il Grande Imperatore de* Francesi e
« Re dltalia. » in Venezia stampata dal Riz-
zi in 4-
Dopo lo spettacolo, al quale Napoleone si
presentò in abito di costume, discese egli col
seguito nella platea, quindi si condusse sulla
scena, ove giungeasi a mezzo di ampia gradina-
ta ; fatto cosi il giro del Teatro framezzo agli
evviva di tutti, rientrò alla sua loggia da dove
poscia si è ritirato.
E di questo spettacolo e delle feste e so-
lennità eseguite in Venezia durante il soggior-
no di quel dominatore, che fu della domenica
29 novembre, al martedì 8 dicembre 1807. ne
scrisse il cav. Jacopo Morelli bibliotecario' del-
?4
la Marciana, in un opuscolo in 4 con tavole in
rame che ha per titolo : » Descrizione delle fe-
ìì ste celebrate in Venezia per la venuta di S IVI.
» Imp. e Reale Napoleone il massimo Impera.
» tore de' Francesi,, Re d'Italia, protettore del-
a la Confederazione del Reno,, data al pubbli-
» co dal cav. ab. Morelli regio bibliotecario ».
Venezia Picotti 1807.
Inoltre dalla calcografia dello stesso Picot-
ti Giuseppe, sortì in allora una tavola, rappre-
sentante la veduta prospettica del canal Gran-
de di Venezia presso la chiesa della Croce, con
l'erettovi arco trionfale, e l'ingresso dc\Y Impe-
ratore e Re Napoleone I. nel giorno 29 novem-
bre 7807.
C4oJ Aveasi idea di costruire nel susseguen-
te anno 1837, un secondo eguale apparato di
IVIeissner, dall'altra parte del palco scenico; al-
cuno anche ebbe ad asserire che airepoca del-
l'esperimento, e dell'incendio, la costruzione
del primo forno, di cui si parla, non fosse in-
tieramente finita ! ! !
I replicati tentativi per aver la illumina-
zione del Teatro a gas costarono da circa fran-
chi 14790*
(4^ Tanto confortanti risultamene, oltre
alla naturale pietà, e costumatezza de- venezia-
ni sono dovuti alle mirabili cure., ed alla vigi-
lanza delle superiori Autorità.
(42) La prima nuova dell'incendio ebbe il
7°
pubblico dalla Gazzella venata privilegiata
N. 280 del martedì 1 3 dicembre 1 836., il gior-
no stesso dell'avvenimento.
La stessa Gazzetta nel X. 282 del susse-
guente giovedì 1 5,. inserì la descrizione detta-
gliata del fatto col garbo di cui sono magistral-
mente condili gli articoli dettati dal compila-
tore dottor Tommaso Locatelli.
Anche il foglio Gondoliere al N. 101 sa-
bato 17 dicembre i836. uè diede l'annunzio
con apposito articolo.
(43) Vedi Gazzetta privilegiata di Venezia
N. 27 venerdì 3 febbraro 1837. Dall'Appendice
di questa si rileva che la seduta ebbe luogo la
domenica 29 gennaro antecedente. Che la ra-
dunanza era composta di N. 107 Socii. Che a
pluralità di voci venne presa la riedificazione
del Teatro salii disegni dati dall'ingegnere Tom-
maso 3Icduna dietro le antiche traccie rettifi-
cate in parte dalla commissione air ornato., e
dalli membri primarj dell' imp. regia accade-
mia veneta di Belle Arti. Che questi commis-
sionati all'esame de' disegni erano :
Il co: Giuseppe Boldù podestà di Venezia
Psob. Antonio Diedo f.f. di presidente del-
l' accademia
Lorenzo Santi agg. all'I. R. direzione del-
le pubbliche Costruzioni perle Provin. venete
Marco Bertolo ingegnere aggiunto all'in-
gegnere in capo
7fi
Francesco ì.azzari professore d'architet-
tura ncli' imp. regia accademia
Giuseppe Borsate- professore d'ornato nel-
La stessa imp. regia accademia
Bagnara pittore prospettico \
ed ornatista f socii
Santi pittore figurista ed or- ì accademici
natista. *
Si rileva altresì che il Teatro la Fenice
era garantito dalla società assicuratrice di Mi-
lano e dall'Ausi ro-Italica di Trieste e Venezia,
per la somma di austr. L. 3oo,ooo pari a fran-
chi 261.000 liquidata in austr. L. 240^000 pari
a franchi 208..800 causa la fatta deduzione dei
materiali rimasti utilizzabili dopo l'incendio.
Riportata la superiore sanzione alli dise-
gni rettificati,, ed alli fogli di perizia, che fu-
manti ancora le rovine aveasi ordinata al sul-
lodato ingegnere Meduna, la società, nel gior-
no di lunedi i3 febbrajo 1807., chiamati i pri-
marj artieri della città divenne ad un'asta pri-
vata proponendo per le sole opere e pe' mate-
riali di muratori, tagliapietra, fabbro ferrajo.,
falegname da grosso e vetrajo, occorrenti alla
riedificazione del Teatro, la somma complessi-
va di austriache L. 21 9961 : 35 pari ad italiane
L. 191 36G : 37 ma la entità delia sommaci mez-
zi proposti al pagamento, la celerità con cui si
doveva eseguire il gran manufatto., fecero riti-
rare la maggior parte dei concorrenti, ed i soli
Gaspare Biondetti, e Sante Meneghini, unendo
mezzi e coraggio, previe alcune modificazioni
ottenute pe' grossi legnami; assunsero l'impresa
col contratto i5 febbrajo i83;. per austriache
L. 2 1 n6oo : — pari ad italiane'L. • 84962 : *—
i Conteinporaneamante Tennero messi in
attività i lavori., giacché per tenor del contrat-
to dovevano esser spinti con tanfa efficacia,
da concedere agli altri artieri i loro esercizi
entro il susseguente mese di agosto, al quale
obbligo si è dagli imprenditori con ogni esat-
tezza obbedito.
(4.4) E chiaro conoscere che qui s'intende
parlare sul complesso della sola facciata ter-
restre.
(45) La presidenza del Teatro la Fenice è
composta di tre individui, col rispettivo titolo
di presidente agli spettacoli; presidente all'eco-
nomia, e presidente cassiere; il carico loro dura
tre anni, ma possono essere rieletti e confer-
mati. — Ve un direttore governativo, nomina-
to da speciale decreto presidiale., d'anno in an-
no,, e per lo più a' primi di dicembre., cioè al
momento che sta per attivarsi lo spettacolo pel
carnevale: ordinariamente viene a tale eletto
uno de' tre presidenti in carica, cadauno dei
quali3 nelle sedute e nelle convocazioni riferi-
sce i propri argomenti. — Il direttore gover-
pativo ha la polizia interna teatrale; e special-
78
mente quella della scena, ha la sopra veglianza
presidiale, dipende dal presidio governiate, so-
lo nel ramo politico interno, cioè sopraveglian-
za agli spettacoli., intelligenza con V imp. regia
direzione generale di Polizia ec. ec.jin questa
sua qualità non è già un referente, bensì., se
presidente, riferisce come tale nel suo riparto
al pari degli altri presidenti.
Li presidenti nell'anno 1 836 erano :
Il sig. Giuseppe Berti agli spettacoli
Il sig. Giacomo Francesco conte Bcnzou
all'economia
Il sig. Filippo Trois cassiere.
V eh il bel caso ! Nell'avviso premes-
so a questa storiella , stampai schietto
e chiaro che a mia richiesta l'estensore
di essa avrebbe aggiunte le notizie in-
torno la riedificazione del Teatro la Fe-
nice. Egli ha gentilmente adempiuto, in
tempo, al suo impegno, ma riè venuto
uri Appendice quasi tanto voluminosa,
quanto la prima parte. — Cosa fare ?
dissi tra me e me: — stamparla ? —
V Almanacco s' ingrossa il doppio del
solito, non e affar buono rie per me rie
per que' gentili che mi favoriscono! dun-
que ? — dunque. . . è meglio riservar-
la per l'anno venturo \§\o, in cui, se
la scapolo, mi propongo pubblicare que-
st' Almanacco col medesimo titolo. Pen-
so invece arricchire il libretto presente,
col ritratto di quattro distinti virtuosi
che su queste scene ottennero sempre
ammirazione ed applausi.
h EDITORE
TIP. IRIDB PlCOTri
BIEDIFICAZIONE
TEATRO la FENICE
A QUELLI
CHE VOGLIONO LEGGERE.
<®GS&.
l\on so se le signorie loro gentilis-
sime abbiano letta la prefazione che ho
posta all' Almanacco il teatro della pe-
nice da me pubblicato per V anno i83g,
ne il dubbio è forse serica qualche ra-
gione, poiché ordinariamente le prefazio-
ni non hanno f onore et esser lette , e
molto meno poi quelle degli almanacchi,
ond'è che molti editori vi scrivono in ci-
ma, a quelli che vogliono leggere., così,
per un certo tal quale amor proprio, ed
in qualche modo per prevenire il pub-
blico , sen%a disgustarlo , che già sono
rassegnati di aver gettato il tempo in-
torno una fatica che sarà trascurata 3
cerne cosa affatto inutile : — pure la
non va a questo modo, che an$, quasi
sempre , nelle prefazioni , dirò come si
costumava dire cento cinquantanni fa,
si trova t uscio dell' opera , la sinfo-
nia della composizione , il filo della ma-
tassa, si viene a conoscere lo scopo pre-
fissosi dall' autore, si forma subito un
concetto, un opinione del libro , e così
V animo e la mente si apparecchiano a
ricevere piuttosto t una che l'altra im-
pressione , quando si vada avanti nella
lettura. —
E noi libra] possiamo assicurarlo con
sentenza di cattedra, perchè la condi-
toti del mestiere ci lascia appena tem-
po per iscorrere le prefazioni , e rare
volte per leggere, alla meglio, qualche
opera, perciò, in loro, signori, che^ leg-
gono le opere nel nucleo., il sapere è va-
sto, dettagliato, profondo, estesissimo,
e noi invece (che i Manuzi td i Pinelli
son morti), abbiamo un sapere diverso ,
un sapere superficiale, per estratto, un
sapere in compendio, un'idea, un abre-
gé., un trassunto di sapere, eh' è quanto
a dire, un sapere a naso., un sapere alla
modaj pure il giudizio nostro sul meri-
5
fo delle fatiche letterarie è quasi sem-
pre esatto , poiché assicuriamo le deci-
sioni sopra due gran dati, la prefazione
cioè 3 e lo smercio più o meno copioso
che facciamo delle opere stesse , e que-
st'ultimo dato è il barometro cui pre-
stiamo maggior fede. —
Tornando al proposito , se dunque
non avessero letta la prefazione, che ho
nominata qui sopra, e neppure il po-
scritto all'almanacco medesimo pel 1839,
dirò che con la prima prometteva dare
anche le notizie intorno la riedificazione
del ridetto Teatro della Fenice, scritte
da quella medesima figura che dettata
aveane la memoria storica , e col po-
scritto soggiungeva di riservare lapub»
blicaxjone di essa appendice, che riuscì
troppo voluminosa, per Tanno 1840 in
cui mi proposi dar t almanacco col tì-
tolo stesso: eccoci al caso : questa, che
ora presento, e per così dire la seconda
parte dell'opera, e quando vogliasi unir
quest'almanacco 1840, aWaltropel 1809,
del quale pur troppo ne tengo varj
esemplari invenduti, cattivo segno del
mio barometro a si avrà la storia del
Teatro la Fenice, da quando si e co-
minciato a variarne fino all'anno i838:
cJèpoi infine un foglio di rettifiche, di
correzioni, di aggiunte, che con buo-
na pace dell' autore , è forse l inchio-
stro da lui meno male impiegato di tut-
to il resto. —
Raccomando questa piccola impresa,
per la buona mia volontà , al cortese
animo loro : /acciailo che la distribuzio-
ne della seconda parte sia più nume-
rosa che non è stato lo smercio della pri-
ma j che se il 1809 mi ha dato uno scar-
so raccolto, siami più abbondevole tan-
no iS^qj mi trattino con la solita bon-
tà, m'accordino compatimento, e le ri-
guarderò come miei protettori , come
mecenati, anzi quali auspici e nurn^ ....
intendiamoci bene .... non vorrei già di
quenumi che vegliavano alla sorte di
un povero vate , il quale confortavasi
cantando. —
Se un nume mi dà un calcio nelle rene,
Un altro con un pugno mi sostiene!
andiamo bel bello, e grazie — -
i.iiF\r.i"',' „„.,/,.,!;•',, /,,,,.„,,//.:,
1 ■] \ff^__
>,„■„ . '/,„„. J/,0
jmm> //> y
andicu
RIEDIFICAZIONE
DEL
TEATRO LA FENICE
nell'anno 1807.
Il patrio interessamento, la solerzia
dell'iutiera società proprietaria, l'efficace
influenza dell' Irap. Regio Governo , il
profondo sapere di dottissimi professori,
la perizia di abili ingegneri e l'intelli-
gente cooperazione di provetti artisti, que-
sto nesso di volontà, questo complesso di
determinazioni, questa uniformità di pa-
reri e di voti, ebbero il più ridente ef-
fetto, ed il Teatro della Fenice si è rial-
zato dalle sue ceneri con tanta rapidità,
con sì cospicua appariscenza , per cui ,
non ancora cessava il compianto della
perdita, che appariva sul volto de'citta-
dini il sorriso della compiacenza, il palpi-
to della sorpresa a così grata ricomparsa,
a tanto cara ventura (1).
8
Alla nota N. 45, pagina ;5 deìla Me-
moria , si è motivato in che concretayansi
le disposizioni della società, ed a quali pra-
tiche aveasi dato corso per divenire alla
contemplata riedificazione del Teatro : si è
pur anco detto che il preventivo della spe-
>a, per quello risguardale sole opere ed il
materiale di muratore, di scalpellino, di
fabbro ferraio, di falegname, di vetraio
e di terrazzalo, proclamavasi in austriache
lire 219961,55 : che ne assunsero la im-
presa, previe alcune modificazioni, Gaspa-
re Biondetti e Sante Meneghini, per au-
striache lire 212,600; e che, contempora-
neamente alla celebrazione del contralto,
nel giorno 1 5 febbraio 1 85;, trovandosi già
eseguito lo sgombro delle rovine, vennero
intrapresi i travagli , e spinti con tanta
operosità ed energìa, che videro il loro
termine all'epoca precisata, cioè alla metà
circa dal susseguente mese di agosto.
Appena principiava il fervor ne? lavo-
ri, che l'attenzione de'saggi ebbe a. rivol-
gersi ad alcuni articoli inseriti ne'pubbh-
ci fogli, in quanto scorgevasi lodevole e
plausibile l'intenzione ed il fine di quelle
scritture. Fu tra primi un anonimo che nel
9
Vaglio N. 7 del 1 8 febbraio, presentava
un lungo scritto col titolo architettura
de teatri, in cui sembra esser principale
assunto del savissimo autore il consigliare
che i teatri venghino costruiti di muro,
ed a volta, anziché di legnami, per quan-
to cioè la situazione e P uso delle parti
loro il comportino, e non ne abbia per-
ciò a perdere o a soffrire l'acustico ef-
fetto: alcuni avvedimenti, che al discorso
v'innesta, fanno piacere ch'egli, di que-
st'argomento trattando, sia entrato in una
provincia, quale propriamente dice non
esser sua (2).
Ma avanti ancora il chiarissimo Pietro
Chevalier, scrittore elegante e vivace, ci
ha regalati d'un suo opuscolo, con la da-
ta 14 gennaio, inserito a brani nel foglio
Gondoliere, e riprodotto nel 01 marzo, col
fìome : Brevi cenni intorno il Teatro la
Fenice. Questa interessante operetta, de-
dicata al conte Benedetto Valmarana, è
gemma, sia pel senno con cui è dettata,
sia per alcune avvertenze che sole basta-
no a dimostrare quanto P autore ben veg-
ga nell'arte somma di edificare, e quanto
conosca i vasti e moltiplici rapporti che
alle altre arti sorelle la unisce. Tocca egli
con quel suo brio, e con intelligenza i
molti partiti e ripieghi che poi vennero
in massima parte svolti e perfetti dal va-
loroso ingegnere Tommaso Meduna, e dal
fratello di lui Gio. Battista in quella stu-
penda riedificazione,, ed innalza sinceri
voti perchè l'opera del nuovo Teatro ven-
ga condotta senza essenzialmente divergere
dalle massime cardinali, dai primi trac-
ciati del benemerito Gio. Antonio Selva ,
cui tributa meritata lode, ben a dritto osser-
vando che i supposti difetti del vecchio
Teatro la Fenice erano quasi un invito al-
fe dimostrazione della potenza dell'arte
nel vincere le spinosissime difficoltà locali.
Frattanto, chi fermato avea suo propo-
sto coutkmava i travagli con ogni attuo-
sità , ed era maraviglia il vedere quale
armonìa, qual gara di confidenza passava
tra quelli cui era affidato il governo dei
lavori, e gli altri incornbenzati della ese-
cuzion loro. E questo il frutto che a van-
taggio dell'opere sempre si ottiene* allor-
quando la dignità delle teoretiche disci-
pline, per saggia moderazione, e per ne-
cessaria prudenza, condotto accorgimento,
II
non isdegna associare agli invariabili
principii della scienza, i modesti sugge-
rimenti della pratica ed i precisi consigli
di una ben fondata esperienza. — In bre-
ve i lavori di edificazione diedero luogo
a quelli di decorazione, e questi a chi
operar doveva gli interni apprestamenti,
in guisa che , nel corto periodo di non
compiuti otto mesi , tutto ebbe termine,
con le prestazioni di soli artefici Vene-
ziani ,' e con la rilevante spesa di oltre
mezzo milione di lire austriache, soste-
nuta da persone private. Tosto i coreo-
grafi , con le pazientemente inquiete lor
ciurme , ed i virtuosi di musica col co-
dazzo de' coristi, con l'attiraglio di tante
strane appendici, trovarono, su quelle
nuove scene, pronto il campo ad eserci-
tare garretti ed ugule in cerca di acqui-
star fama e dinaro con solleticare gli oc-
chi e con blandire le orecchie alla mol-
titudine. Il nostro Tommaso dottor Loca-
telli primo ce ne ha dato l'annunzio nel
Mercordi i3 dicembre 1807, compleanno
dell'incendio, in una di quelle sue gu-
stose appeudici, che sogliono infiorare la
Gazzetta privilegiata di Venezia (5).
io
Il Giorno di santo Stefano, Martedì 26
dicembre 1807, s* aprì il riedificato Tea-
tro, con l'opera Rosmunda in Ravenna,
parole di certa Luisa Amalia Paladini,
musica del maestro Giuseppe Lillo, e col
ballo, // inatto delle venete donzelle, com-
posto e diretto dal coreografo Antonio
Cortesi. Ma se festosi e pienissimi applau-
si riscossero dal pubblico, giusto ed in-
telligente, tanto gl'ingegneri, come i de-
coratori, ed anco gli artieri, per la no-
biltà, per la magnificenza e per i saggi
parliti combinati in quell'incantevole Eli-
so, il gaudio ond* era traboccante l'animo
degli spettatori per la presenza delle loro
Altezze imperiali e reali il Serenissimo
Arciduca, Principe Viceré, e la eccelsa
sua sposa, fece che in quel primo esperi-
mento, reiterati applausi s'ebbe anco l'o-
pera, più pel valore degli attori, che per
assoluto merito della musica, fra le cui
note però alcuni pezzi emersero con buo-
na fortuna. Non così fu del ballo , che
cadde invece per completo naufragio , né
a salvarlo da tanta sventura, od a meno-
mare il disastro, valse il patrio argomen-
to, la solennità della circostanza, la ga-
i3
iezza degli astanti: quelle povere donzel-
le, dopo tanti secoli , non furono più for-
tunate di quello il fossero nel secolo de-
cimo, anzi avvenne loro assai peggio ,
che questa volta tutte perirono assieme a
quei rapitori ; cadde infine quella rea
azione,, quella ribalderia de corsari) come
esprime il bravissimo Locatelli , e cadde
con clamorosa rovina, senza speranza alcu-
na di più mai comparire su queste scene.
Ed in vero l'entusiasmo del pubblico,
riguardo al nuovo Teatro, e gli encomii
profusi alla splendidezza della benemerita
presidenza, erano mossi da giustissime
cause. I tanti miglioramenti introdotti in
questa riedificazione, i ripieghi, le anti-
veggenze, i presidii adoprati anche per
sicurezza dell'edilìzio, gli adattamenti di
comodo, di eleganza e di lusso, ciò tutto
riscosse l'universale ammirazione, e sem-
bra non dover tornare discaro agli amatori
di nostre cose, se qui vuoi farsi memoria
delle operate industrie.
L'ambulacro o galleria in piano terreno
vedesi intieramente sgombrato, appunto,
come in origine, avealo eseguito l'archi-
tetto Selva, onde aver libera la sortita dal
i4
lato del ponte che mette verso il campo
di Santa Maria del Giglio, o Zobenigo.
I vani delle scale vennero aperti e resi
visibili dall'alto al basso in rampe con-
tinuate fino all'ambulacro terreno, sepa-
rate dagli anditi., e ridotte colla massima
appariscenza e comodità: intorno al quale
miglioramento è stato osservato , da chi
vuol su tutto parlare, che se il Selva , la
cui somma abilità e la industria spicca-
vano singolarmente nel metter ad utile
gli spazii, trascurava tanto nobile partito,
ciò deve ascriversi, non alla mancanza in
lui di così nobile idea, ma piuttosto alla
necessità in cui trovavasi, causa la gara
del concorso, di tener bassa la dimostra-
zione delle spese, per 1' utilità che volea-
si contemplare nel complesso dell'intiero
progetto.
Conservata rigorosamente la bella cur-
va del Selva , gli stanti od assiti, che di-
vidono i palchetti in contorno della sala
teatrale, furono posti metri 0,20 in riti-
rata dal vivo de'parapetti, cioè alquanto
neir interno de'parapetti stessi, ed in di-
rezione de'raggi della curva, appunto co-
me vedesi usato ne'principali teatri mo-
ì5
demi : (juesta disposizione venne però cam-
biata riguardo i prosceni ove, e stanti e
parapetti marcano una linea continuata
dietro la curva, che si è alquanto distesa
ad oggetto d' ingrandire V apertura dei
boccascena.
Il primo ed il secondo ordine ( seconda
e terza fila ) furono resi transitabili e co-
municanti tra l'un capo e l'altro, me-
diante un sufficiente ambulacro, essendosi
dair autorità superiore accordato il pas-
saggio pe'locali retro la loggia imperiale
e reale.
Fu aperta una nuova porta al Parter-
re, in perfetta corrispondenza all'altra
esistente, che serve a principale ingres-
so, ed è fuori della medietà della sala.
Questo opportunissimo adattamento, che
combina comodo ed euritmia, erasi già
ideato e suggerito dall' esimio Selva, fin
da quando, nell'anno 1807, ebbe la in-
cumbenza di costruire la loggia imperia*
le. — Si è di molto facilitata la sortita
dalla sala medesima con l'apertura di due
porte vicino all' orchestra. ■ — 1/ ingresso
al palco scenico fu reso immediato dalla
parte degli anditi del pepiano.
i6
Il palco scenico si è ridotto capace e
servibile a maggiori spettacoli, tanto con
T ampliazione dell' apertura visuale, come
per gli avvedimenti adoprati a procurare
il miglior comodo de' meccanismi per le
scene, nella parte superiore presso la
impalcatura del tetto. Inoltre il miglior
riparto di stanze pe' virtuosi , e 1* ag-
giunta di nuovi locali pel macchinista,
diedero a questo palco la possibile esten*
sione.
Il coperto, o soffitto della sala teatra-
le, che prima era piano, ora è dolcemente
incurvato, con questo di più ch'egli ha
sua particolare impalcatura, affatto indi-
pendente da quella del tetto, e la vòlta
del proscenio si è impostata all' alto, an-
ziché a' piedi del davansale del quarto
ordine o fila quinta.
Alle aperture o ventilatori, che soleansi
lasciar nel soffitto della sala teatrale, cui
qui spesso impropriamente si dà ancor il
nome di Platea, vennero sostituiti venti-
tré sfiatatoi di convenienti misure, com-
binati alla base della vòlta, cioè superior-
mente alla cornice, cui è impostata la
vòlta medesima,
... l7
A questi essenziali miglioramenti altri ne
audarono dietro die chiamar si potrebbe-
ro secondarli e di dettaglio. Tacendo di
essi, basterà rammentare che alle solite
staffe costruite nel palco scenico, vennero
sostituiti alcuni fornelli calefacienti, ordi-
nati secondo 1 moderni sistemi, i quali dal
piano terreno, ove sono collocati, diffon-
dono il calore ed in scena ed a tutto il
Teatro a mezzo di tubi inseriti nelle mu-
raglie. Si volle altresì che ad allontana-
re, ed a prevenire ogni sinistro, i serba-
toi dell'acqua, collocati all'alto delle due
torncelle laterali al palcoscenico, fossero
di mollo ingranditi, avessero estese dira-
mazioni e, per via di tubi metallici, ot-
tener si potesse facili scaturigini, a diver-
se altezze, così nello stesso palco scenico,
come ne* corridoi, ne' palchetti, e perfino
nelle ritirate ove gli sgorghi mantener pos-
sono la necessaria polizia.
L'uomo d'arte amerebbe molto a lun-
go intrattenersi sopra altri argomenti che
riferiscono al modo con cui venne con-
dotta a termine questa grande riediaea-
zione. Mirabile opera fu Ja così detta ar-
matura centrale, eseguita dall'abilissimo
2
i8 ;
Gaspare Biondetti con somma intelligenza
e bravura. — La ossatura del tetto, sem-
plicissima ed ingegnosa, offre nel suo con-
testo tali avvertenze e presidii tanto ben
consigliati, per cui ottenne la piena ap-
provazione degli intelligenti, che vi fece-
ro sopra loro studii ed esami.
E tornando a' spettacoli, soggiungere è
d' uopo, che la naturale tendenza di an-
dar in cerca di meglio, fece comparire
su quelle scene, nella sera 6 gennaio i838,
1" opera i Puritani, in cui cantò la ben
nota Eugenia Tadolini. Quest'attrice si è
distinta; si distinsero anche gli altri can-
tanti, ma il pubblico, che accrebbe suo
favore a vantaggio della Rosmunda, non
trovavasi a suo buon agio, non era con-
tento; ne il fu pure all'altra opera Ma-
ria di Ruden^ e così passando il tempo tra
il silenzio ed il solletico di un grazioso bal-
letto, la Silfide, si venne a rappresentare
la Parisina, nel i5 febbraio, la quale
opera, del maestro Donizetli, piacque di
molto, e si è rallegrato il Teatro. Ma di
questi e degli altri spettacoli, che si soa
succeduti fino a quaresima bene innoltra-
ta, non è nostro proposito parlare, che i
pubblici fogli con più esattezza e con
adattate cognizioni ebbero a scriverne i
risultarne nti (4).
In occasione dell'apertura comparvero
prose e poesie: fra le prime si è letta,
con piacere , la bella descrizione del
sipario dipinto da Cosroe Dusi, e della
tendina colorita da Giovanni Busato, che
il chiarissimo Francesco Zanolto ha det-
tata col solito garbo. — Il primo di quei
dipinti però soggiacque a qualche rimarca
fatta da persona anonima in un dialogo
col titolo la Fenice e il Gallo, scopo
primario della quale allegoria, è toccare
piuttosto 1' odierno costume di esporre
sul Teatro tetri e ributtanti argomenti ,
come sarebbe uomini ciechi e perseguitati
che cantano, donne furenti per depravate
passioni, veleni, tradimenti, cataletti, om-
bre e simili stracciacuori, più valevoli ad
eccitar uno sterile orrore, che efficaci a
migliorare i costumi,, a suggerir la mora-
le, ed o procurar diletto ad un tempo ed
onesto piacere: ma è questo il secolo dei
romanzi storici , mezzo sicuro , salve le
debite restrizioni, per fare che il volgo.,
l' idiota, colui infine che ha maggior hi'
IO
sogno di educazione, non più distingua la
verità dalla menzogna, ed anzi, sedotto dai
prestigio di belle parole e dalla spon-
taneità delle narrazioni , creda ciò che
dovrebbe rifiutare , e rifiuti ciò che sa-
rebbe da credere; del quale triste effetto
Eur troppo se Gè possono dar prove a
izzeffel (5).
Tacendo per ora di altre prose, accen-
neremo, che il patrizio V. Q. ( Vincenzo
Quenni) pubblicò colle stampe, in foglio
volante, alcuni suoi Versi originali; il
conte Paolo Pola un sonetto che comincia:
QuelVampio Circo in ver Voccaso eretto
Dei ricchi fasti del poter avito ec-
Giovanni Topan di Mirano, altro Sonetto:
Famoso arabo augel che dopo il giro ec
Pietro Beltrame una bella Cannone che de-
dicava a S. Eccellenza Gio. Battista conte
di Spaur Governatore delle provincie ve-
nete; e Girolamo Morelli di Verona altra
canzone intitolata la Fenice risorta j ài
più non sappiamo , ma ci piace far co-
noscete due esametri, dettati da uà cbia-
rissimo personaggio cui l'aureo idioma del
Lazio è famigliare.
Infelix Iworj Phoeru'cìs membra perniisi
Vividior flammis surgit ab ipso. suis. (6)
Alle belle descrizioni del nuovo Tea-
tro, a due diligenti vedute interne, dise-
gnate in pietra dal valente Pividor, ed ai
ragguaglio degli spettacoli datici dalla
Gazzetta privilegiata di Venezia, dal fo-
glio il Gondoliere e dal Vaglio, tenne
dietro un articolo clic si lesse nel foglio
di Milano, il Pirata, ma che non é ar-
ticolo Milanese , né dettato in Milano.
1/ autore, che qui si conosce, forse per
trovarsi al buio riguardo allerte di ben
vedere nelle belle arti3 si è pronunciato,
in qualche punto, contrario alla generale
opinione, al pubblico voto: ma appunto
il voto pubblico ha soffocati i lamenti ài
lui, di che lo ha francamente avvertito il
Zanotto in un foglio volante, litografato
con la data 5 febbraio i858. Fra le altre
espressioni di quell'articolo son dette que-
ste parole, in aria di compassione. Tutto
tutto bianco con ornati d'oro ! Avrebbe-
21
si censura se questa strana osservazione
facesse rammentare la rimarca di quel
vecchio fattore che,, volendosi commise-
rare verso i proprii coloni diceva loro :
piangete sulla mia infelicissima condizio-
nej eccomi ridotto a cacciar la fame col
cadavere di un cappone crassissimo che
getto a cuocere ne II' acqua di po\%o !
Più seria impressione ha fatta un arti-
colo comparso nell'altro foglio Milanese
Glissons n appuyons pas , perchè il si
conosce dettato da persona espertissima
in fatto d'arte, e che di certo, come suol
dirsi, aveva mano in pasta, nelle faccen-
de del nuovo Teatro, senza i quali re-
quisiti, uom non potrebbe scrivere a quel
modo, ed addentrarsi, con tanto dettaglio,
nelle circostanze che risguardano le vii-
tuali ingerenze avute dalla commissione
di professori la quale, per richiesta della
presidenza, ebbe il merito di esaminare,
consigliare e suggerire intorno tutte le
riforme ed aggiunte combinate in quella
riedificazione. — Pare che l'articolo sia
diretto a toccar questo punto, dimenticato
nella Gazzetta privilegiata di Venezia N.
291,27 dicembre 1807, colà dove nel-
25
l'Appendice, quando parla di tutto e dì
tutti, di ciò tace, ne mette un tal fatto
nella dovuta evidenza, come esigevanlo
verità e giustizia. Ma appunto questa
pubblicazione, fatta in un foglio d' altre
paese , diede di becco al vespaio , e se
n'ebbe un articolo di Polemica nella Gaz-
zetta medesima al N. 58, il 16 febbraio
i838, col quale li due ingegneri Medu-
na, porgendo opportuni schiarimenti, sup-
pliscono al vizioso silenzio della Gazzetta
sopraccitata e pronunciano il nome di
quella benemerita e disinteressata commis-
sione , ciocché bastò a far terminala la
lite.
Era ben giusto che se splendide lodi
ottenute aveano dal pubblico gl'ingegne-
ri Meduna, il valente Capo-Mastro Bion-
delti, e con esso la schiera tutta de' se-
condarii artieri; (7) se egualmeute di en-
comii se ne andarono lieti il professore
di prospettiva Tranquillo Orsi, per le gra-
ziosissime decorazioni della sala teatrale ,
e i collaboratori di lui Sebastiano Santi ,
ch'ebbe ad occuparsi delle figure, col
professore Luigi Zandomeneghi assistito
da Giacomo Pogue, che disimpegnava IV
pera degl'intagli; se il professore Giu-
seppe Borsato per avere mirabilmente con-
dotta la interna decorazione della loggia
sovrana, ed il pittore scenico Francesco
professore Bagnara, con la potenza di sua
fantasia, col magico incanto di quel pen-
nello, strappar seppero gli applausi della
pubblica ammirazione; se finalmente il
Dusi ed il Busato, l'uno con l'apoteosi
della favolosa Fenice, l'altro col rifiuto
del magnanimo Dandolo alla corona d'o-
riente, oltrepassarono la generale espi-
lazione, era ben giusto , diceasi , che la
reverenza dovuta all' insigne architetto
Gio. Antonio Selva, destasse nelle anime
gentili il desiderio di metter monumento
condegno alla di lui memoria nel sito stes-
so che eragli stato campo di rinomanza e
di gloria. Questo nobilissimo pensiero, già
comparso alla mente de'socii in una delle
solenni loro convocazioni, venne svilup-
pato dalli chiarissimi cavaliere Antonio
Diedo f. f. di presidente della veneta ac-
cademia di belle Arti, dalli professori Bor-
sato e Lazzari , e dall'ingegnere Giusep-
pe Salvadori, i cjuali , con circolare i.
aprile i83; , invitarono gli stimatori ed
ai
amici del Selva a concorrere per adempi-
mento del proposto; uè le brame loro
caddero a vuoto , che anzi ben presto si
ebbero i mezzi per dar mano all'opera,
e la sera stessa 26 dicembre, in cui si
aperse il Teatro, videsi il nuovo monu-
mento collocato a sinistra del primo in-
gresso, dirimpetto quello di Carlo Goldo-
ni che prima esisteva nell'atrio interno.
Quasi contemporaneamente sortì un opu-
scolo di 14 pagine, ed un'incisione in
rame, col titolo Monumento eretto al pro-
fessore Gio. Antonio Selva, nel vestibulo
interno la Fenice. Feneria 1808. Anto-
nelli.lì chiarissimo Emanuele Antonio Ci-
cogna ha dettata la iscrizione che sta sotto
il medaglione, scolpito dal valente Anto-
aio Giaccarelli. — Eccola:
l6
A
G. ANTONIO SELVA VENEZIANO
ARCHITETTO
DI QVESTO TEATRO
CHE NEL MDGGXCII ERETTO
E NEL XIII DECEMBRE
MDGCCXXXVI
BA LE FIAMME CONSVNTO
SV LO STESSO MODELLO DI LVI
NOVELLAMENTE SORGEVA
QVESTA MEMORIA
SI CONSACRAVA
I/ANNO MDCCCXXXVII (8).
Questa modesta iscrizione, la quale con
parsimonia di parole, tutto ricorda quan-
t'era <T uopo ricordare, non sembrò forse
bastevole per una clamorosa solennità ,
che le cose ripetute e fatte ripetere nei
pubblici fogli, si vollero affidare anco al
marmo. Difatti molto tempo dopo, ed a
«osa agghiacciata, si videro scassinare pie-
tre ne' fianchi dell' atrio per inserirvi due
. ... 2*3
lapidi con questa binata iscrizione , che
il benigno lettore , anco senza che lo si
avvisi, già se ne accorge non esser ope-
ra ne del Mu^Xh né del Giordani.
QYESTO TEATRO ERETTO DAI FON'DAME*Tl
NEL MDCCXC1I
MOLTI DI SITO ED ARTE OSTACOLI SVPERATl
DI ANTONIO SELVA VINIZIANO ARCHITETTO
SUL DISEGNO DA SAPVTO GIVDIZIO PRESCELTO
DELLA PROPRIET. SOCIETa' COL DISPENDIO
PER SVBITO ÌNCENDIO VELOCEMENTE C0NSVRT4
FINO AL XIII DIC. MDCCCXXXVI
ORNAMENTO PATRIO E DELIZIA
STAVA
DALLA DEPLORATA ROVISA
l' ANNO MDCCCX&XVII
DI POCHI MESI NEL RAPIDO CORSO
SOLLECITA CVRANTE LA PRESIDENZA
DEGLI ARCIHT. 1NG. TOM. E GIO. B. MKDVÌ1A
LAVDATO ESEGV1TO IL MODELLO
RITORNATO IL PRIMO ST VDIÒSAMEN TE
PIV SPLENDIDO E COMODO RISORSF.
CHE NO»» OBBLIA INNATA INDVSTRE M AGaiFICBftXA,
VENEZIA
Ciò che accresceva nel pubblico la sti-
ma per gì' ingegneri Meduna si fu la de-
corazione della scena, da essi cangiata in
sala o Galleria, con colonne e con rin-
ghiere, pel grande veglione, datosi la not-
te del martedì 27 febbraio, ultima di car-
novale. Chi non intervenne a così magni-
fico spettacolo, mal può farsi idea esatta,
quale appariva il Teatro la Fenice, in
3uella splendida festa: certo che il gran-
e Torquato, ne avrebbe tolto argomento
per paragonarvi le incantatrici maraviglie
del palazzo, e de' giardini d'Armida! (9).
Eccoci al termine di queste memorie
le quali compendiano una serie di avve-
nimenti e di fatti Municipali, per cui ne
ridonda massima gloria a' nostri concitta-
dini, encomio al merito di tanti dotti e
valenti professori ed artisti. Sarebbesi de-
siderato che il pensiero di occuparsene,
fosse insorto in persona atta a ben di-
simpegnarne l'assunto; ma eli' è una dis-
posizion del destino che le cose di que-
sto mondo abbiano una faccia buona, l'al-
tra cattiva, e che il delizioso olezzar del-
la rosa, venga turbato dal timor delle spi-
li*. Piaccia dunque al discreto lettore
2§
guardar questo scritto dal Iato favorevo-
le, quello cioè della buona volontà, ed
assicurarsi che, non ridicola pretensione
di autore, ma solo amor delle patrie co-
se consigliava a dettarlo.
NOTE
ALLA MEMORIA SULLA RIEDIFICAZIONE
DE L
TEATRO LA FENICE
fi ) La società era in qualche disposizione dì
far coniare una medaglia per eternar la memo-
ria di questa patria letizia. Se n' è anche dat»
il disegno: essa aver doveva da una parte l'im-
presa della società., cioè la Fenice sul rogo., e i
all'alto Societasj la inserì zionc per il rovescio^
dettata dal chiarissimo Emanuele Antonio Ci»
gogna, era questa:
THEATRVM
VENETII S
ERECTVM
ANNO MDCCXCII
CO MB VST VM
MDCCGXXXVI
RESTITVTVM
MDCCCXXXYU
3s
(a) Il librajo Orlandelli editore del pvcsen-
ee Almanacco, poco dopo l'epoea dell'incendio
si affrettò in pubblicare, colle stampe, la noti-
zia di tale sventura, brevemente scritta dall'e-
simio professore sig. Francesco Lazzari, e la
unì alla bella descrizione del vecchio Teatro ,
dettata alcun tempo prima dal medesimo auto-
rete fornita di un diligente profilo longitudina-
re di quel fabbricato. Neil' Almanacco; Teatro
della Fenice pel 1 838 lo stesso editore ripro-
dusse la medesima notizia dell'accaduto incen-
dio, però con qualche cambiamento, introdot-
to dal lodato Lazzari, appunto come esigeval»
\e sopravvenute circostanze.
(3) La spesa ha toccate le austr. L. 600,000
«irca. Per le speculazioni e le viste dell' ora
defunto Giuseppe conte Boldù benemerito po-
destà di Venezia, e pel zelo e la cooperazione
di tanti altri cittadini, si rinvennero i fondi
occorrenti, combinando avvedutamente in mo-
do che la Comune di Venezia anticipasse ì
mezzi per rimborsarli in seguito, e cosi avesse
effetto la progettata ricostruzione.
(!\) Decio Avogadro pubblicò in un foglio i
ritratti della Ungher, della Tadolini, di Mari-
lù, di Moriani e di Ronconi, disegnati in pie-
Ira da Fortunato Bello per la litografia Rier.
Anche il diligente Eugenio Pianta ah pub-
blicati i ritratti degli stessi personaggi, di alcu-
ni i»»#*tri di musica e virtuosi di danza, coni*
3S
ponendone un beli' Album di dodici fogli , ed
eccons i nomi.
Lillo )
Donizetti \ Maestri di Musica
Mercadante /
Ungher )
Tadolini )
Moriani ) Virtuosi di Musica
Ronconi )
Marini )
Cortesi-Coreografo
Brugnoli-Samengo \
Mattis ' Ballerini
Ramassini )
(5) La Fenice e il Gallo, dialogo ; col qual
nome Gallo, si vuole intendere il Teatro san
Benedetto, di cui è proprietario., l'onesto e be-
nemerito sig. Giovanni Gallo»
(6) Quando trovavasi nella- piazza di san
Fantino, spettatore durante l'infuriar dell'incen-
dio, così egli stesso diceva :
Ne casum ambusti mirerisj, amice3 Theatri
Quum stetil ante arcam carnài usque Daghom
(7) Voglionsi ricordare i nomi de' varii ar-
tieri che impiegarono l'opera propria in assi-
3
5.4
stenza degli imprenditori Biondetti e Meneghi-
ni, giacché con la distinta loro abilità molto
contribuirono al bel risultamento ottenuto.
Giuseppe Aseo capo maestro muratore
Carlo Biondetti Falegname
Antonio Mugnol fabbro ferrajo
Pietro Daper scalpellino
Andrea Medusa finestra] o
Gio. Battista Lucchesi ) .
Gio. Battista Negri ^stuccatori
»... Marcello ) .
.... Marsilio ) nmessaJ
Antonio Capovilla indoratore
. . . Ferretti pe' macchinismi della
scena
Andrea Ponte Briati esecutore della gran-
de lumiera
(8) Da questo opuscolo si viene a sapere che
ogni azione importava austr.L. 2^ che i soscrit-
tori furono 85 3 le azioni N. 92, e che la spesa
incontrata ascese ad austr. L. 2208.
(9) 11 valente nostro Pividor, che in occasio-
ne all'apertura ci ha date, per la litografia Ba-
rozzij due belle vedute interne di quella sala
teatrale, con gli indizila in una del sipario, nel-
l'altra della tendina, ha di recente compiuto
un disegno su pietra, pubblicato dalla litografia
Deye, che rappresenta la veduta del Teatro,
presa dal fondo della scena con l'apparecchio
medesimo sfarzosamente riprodotto la sera di
domenica 14 ottobre i838, quando Venezia
ebbe il conforto di veder onorato il Teatro
dalla presenza delle loro Maestà Imperiali e
Reali.
Vedasi a pag. 38.
cn»ettihc<Xttciu ocmauiucuU eò c'vaouHiU
ALLA
MEMORIA STORICA
DEL
TEATRO la FENICE
PARTE PRI3IA EDITA AfflfO l858
Avuti per cortesìa da alcuni amatori
delle cose Patrie _, o tratti da vecchie
raccolte di Gaietta urbana Veneta che
non si sono potute veder prima.
Pagina io linea 20 — Nota.
.Valla Gazzetta Urbana Veneta num.
;5; Sabbato io Settembre 1791 pag. 58 1
*i rileva che certo Eccellente (un tempo
titolo caratteristico dell' avvocato vene-
ziano ) Gio: Andrea Canali, pel N. H. ser
38
Alessandro Molili fu di ser Ignazio Al-
vise, avea notato un Chiamore contro la
presidenza e società del nuovo Teatro
per la sospension di lavori in esso, dal
canto della Scuola di san Gaetano, e che
la pendenza cessava il dì 2 Settembre
1791. — La scuola, ossia il locale del-
la confraternita di san Gaetano, ora è
trasformato in casa di abitazione; esiste
nel campo san Fantino al civico num.
3234 , ed appartiene ad un ebreo Mo-
ravia.
Pagina io linea 7.
rivelare — leggi — rilevare.
Pagina 16 linea io.
ebbe a nominarsi neli' antecedente arti-
colo — leggi — ebbe a nominarsi a pa-
gina io.
Pagina 20 linea 1 1.
Al modello , conservato nella casa re-
sasi celebre pei nomi di Francesco e di
39
Bonomo Algarotti, araendue insignili del
più specioso titolo di Conti da S. M. Fe-
derico II re di Prnssia , ed il primo di
ciambellano della Maestà Sua, e cava-
liere dell' Ordine del Merito, stanno uni-
ti num. 8. disegni in carta imperiale , i
quali rappresentano il piano ed i diver-
si profili e dettagli. Sono essi, con tutta
diligenza condotti, e veggonsi corredati
di ornamenti, in ciascuno de'fogli varia-
ti, e relativi alla poesia, alla musica, al-
la drammatica ed all' architettura.
Questo lavoro venue eseguito da cer-
to Francesco Zoi\i padovano, conosci-
tore delle leggi e del bello architettoni-
co, povero, ma industre meccanico, che
godeva la protezione e 1' assistenza del
fu Marin Corniani, veneto segretario, e
nobile uomo nelle scienze educato, di un
naturale genio non comune, e marito del-
la contessa Maria Algarotti, unica figlia
del conte Bonomo, e nipote di Francesco.
Non essendosi dal conte Marin Cornia-
ni, che ne fu l'inventore, voluto presen-
tare al concorso il modello surriferito,
benché direttosi sul programma proposto
dalla società pel nuovo Teatro, dopo la
4o
scelta di quello del celebre Antonio Sel-
va, venne coadjuvato il meccanico Fran-
cesco Zorzi, dai saggi suggerimenti del-
lo stesso Selva, affezionatissimo alla no-
bile famiglia Gorniani, e non solamente
il Selva, ma anche il chiarissimo Mona-
co' Somasco D. Benedetto Buratti, volle
aggiungervi qualche buona idea, giacché
amendue questi sì illustri personaggi nel-
l'architettura, mostraronsi a gara interes-
sati nel singolare progetto che venne con-
cepito dal nob. inventore , e interessati
altresì al progresso di quell'artefice, nel
modo di ben condurre il modello ed i
relativi disegni.
Ebbesi questa identica informazione, in
iscritto, dalla gentilezza del nob. Lauro
Marco Antonio Corniani dei Conti Alga-
rotti, Imp. Reg. Ispettore emerito delle
miniere, e direttore del Museo Corra-
no ec.
Pag. 22 — 25 — e 24. — Nota.
Le espressioni relative all' attacco fo-
rense del Bianchi, ed alla difesa della so-
4*
cietà, sodo le identiche stampate nella
Gazzetta Veneta Urbaua di allora.
Pagina 27 linea 5.
prudenti adattati — leggi — prudenti e
adattali.
Pag. 28 linea i5.
Aggiungi
La quistione del Bianchi non fu la so-
la contumelia recata alla tranquillità del
Selva, ed alla quiete della società: an-
che quel Nicolò Mayna, autore del pro-
getto CC, che la Gazzetta urbana vene-
ta, anno 1790. num. 5i. pag. 246. avvi-
liva, annunziandolo opera d'un chirurgo
callista, di cui la commissione esamina-
trice avea dato assai sfavorevole giudi-
zio, questo Mayna, trovando qualche ana-
logia tra le misure da lui date e quelle
addottate dal Selva, portò il riscaldo al
punto di gridar Selva slesso derubatole
di sue idee , e per conseguenza credere
se medesimo il vero autore dì quel Tea-
4*
tro, quindi scrisse una memoria, che co-
sì si annunzia. — II Teatro proposto da
erigersi in Venera con la capitolazione
del programma primo Novembre 1790,
3 è ormai eretto j sia lecito riconoscer'
ne V architetto. — Memoria di me Ni-
colò Mayna. A maggior sua cauzione, e
per dar più solennità alle addotte ragio-
ni depose egli questo suo m. s. lavoro
negli atti del veneto notajo Angelo Ma-
ria Gasser, il giorno di lunedì 14 Mag-
gio 1792. Un esemplare autentico ador-
no di vignette a mano, e di una prospet-
tiva esterna del Teatro, da lui idealo, è
posseduto dallo scrittore di queste cose.
Pagina 3o linea 9.5.
Si osservi
L'opera che, nelle prime recite, non
interamente piaceva, ottenne in seguito i
pieni suffragi del pubblico. Oltre la som-
ma abilità della Banfi, del" ' Pacchiar otti e
del David j, fece epoca la musica e V e-
secuziono d'un coro, nell'atto secondo,
cantato da donne. Veggasi la Gazzetta
43
urbana veneta num. 42. Sabbato 26 Mag-
gio 1792.= Pag. 534., e num. 46. Sab-
bato 9 Giugno anno stesso, ove, a pagi-
na 362, il Pacchiarotti medesimo è det-
to — Il primo musico che _, in genere
di canto animato, abbia il Mondo. Ter-
minarono le recite il giorno di Giovedì
7 Giugno 1792. — Gazzetta num. 45 —
Mercordì 6 Giugno 1792 — Pag. 36o.
Pagina 35 linea 1 4.
Irregolaritate — leggi — Irregularitate.
Pagina 57 linea 3.
contribuirono — leggi — « contribuiscono
Pagina 38 linea 27.
io cui agì — leggi — in cui agì , per
trenta recite.
Pagina 39 linea 1.
diretta dall' Andolfatti — leggi — diret-
ta dal Goldoni.
44
Pag. 40 — linea 4 Nota.
Il giorno 19 Gennajo 1807. Alessandro
Zanchi , espertissimo impiegato crimina-
le, grazioso poeta, ed anche autor comi-
co, ebbe a replicatamente asserire che
Lorenzo da Ponte, già poeta cesareo,
era 1' autore del Dramma il Matrimonio
Segreto -.mai Zanchi prendeva in ciò equi-
voco, giacche quel Dramma è opera del
rinomato Giovanni Bertati , nativo di
Martellago villaggio nell'antico territorio
Trivigiano, anch' esso poeta cesareo , e
da lui scritto nel 1792. pel Teatro di
Vienna.
Questa rettificazione è dovuta alla cor-
tesia del chiarissimo signore Francesco
Scipione Fapanni che sul proposito eb-
be relazione dal signor consigliere d'Ap-
pello Generale Francesco Caffi, e che ha
scritta la Biografia del Bertati pel pro-
fessore signor Emilio Tipaldo. — Poste-
riormente, cioè dopo la morte del ripe-
tuto Zanchi, avvenuta la mattina del 24
Dicembre i858, nelle carte da lui dona-
te all'ingegnere Giovanni Casoni, si è tro-
45
vato un elenco m. s. dei drammi scritti
dalBertati, del quale, come del Da Ponte,
era il Zanchi stato conoscente, ed in es-
so si legge compreso anche // Matrimo-
nio Segreto.
Pagina 4o — . linee i3.
Gaetano Goldoni — leggi — Gaetana
Goldoni.
Pagina 41 — linea 21.
delle oneste — leggi — dalle oneste
Pagina 45 — linea 3.
e non mai qui — leggi — non mai qui.
Pagina Si -— linea 2.
ardente vulcano — leggi — candente
vulcano.
46
Pagina 53. linea 9.
Nota.
Ci piace soggiungere che nel bellissimo
atrio , sottoposto alla gran sala per bal-
lo, rimasto illeso dall'incendio, esisteva
il monumento eretto a Carlo Goldoni, e
clie in circostanza alla riedificazione del
Teatro si traslocò poi nel vestibulo d'in-
gresso. — Quest' opera, lavoro del pro-
fessore di scultura signor Luigi Zando-
meneghi, si ricorda per il Sommo, alla
cui memoria è intitolata, e per altri due
illustri nomi, che in Italia ed altrove so-
no ripetuti con entusiasmo di lode: Gior-
dani, cioè, che ne dettava in nostra lin-
gua, l'appostavi iscrizione , e Pier Ales-
sandro cavaliere Paravia, che il giorno 26
Decembre 1800 ne ha recitata l'orazio-
ne inaugurale, di cui abbiamo già due edi-
zioni una di Venezia, 1' altra di Torino.
47
Pagina 60 — _\ota num. 8.
Aggiunta.
Il nobile Signor Benedetto conte
Valmarana asserisce che il modello del
Selva, fra le altre singolarità , aveva
questo di particolare, cioè che il fab-
bricato del Teatro , e di sue adiacenze ,
appariva circostanziato nel più minuto
dettaglio, appunto come occorreva a
pienamente intendere il progetto , ma
che riguardo alle circostanti case , erasi
limitato, quell'insigne architetto, a circo-
scriverne l'area semplicemente, con tanti
pezzuoli di tavola, contante pareti che
rappresentavano le varie altezze de* ca-
seggiati medesimi, su cui erano dipinti i
balconi, le loggie, gli usci, gli altri ac-
cidenti locali, e perfino delle figure, af-
facciate alla finestra , in varie posizioni
ed in diversi movimenti, ciocché rende-
va quel modello del Selva interessante,
tanto riguardo alle memorie topiche di
que dintorni nelle contrade di S. Ange-
lo, Santa Maria Zobenigo, e San Fanti-
no, quanto in ciò che riferiva al modo
43
di vestire, ed ai nostri costumi di quel
tempo. — Questi accessorj lavori furono
tolti via, non ha molto, con quanto ac-
corgimento poi Uhm; dimmelo
tu 1 I !
Pagina 60 lin. 27 Nota i5.
12 Giugno 1791 — leggi — • 12 Giugno
1790. —
Pagina 63 lin. iS Nota 22.
di nome Pietro — leggi mm di nome
Bartolammeo.
Pagina 63 lin. 26 Nota 22.
in ristrette fortune: — aggiungi — due
altri fratelli, uno di nome Giacomo., l'ai*
tro Pietro, sono già morti, e la casa Sola*
ri, accennata nella memoria a pagina 27
linea i3, distinta col civico nura. 1169,
appartiene, ora (i838), al medico Giu-
seppe Dottor Varaschini.
Notizia data dal pregiatissimo signor
Gio. Maria Dal Peder, nominato nella
nota medesima.
*9
Pagina 66 linea 2 Nota 36.
Solo dopo estese le presemi memoria
è riuscito avere qualche altra raccolta ,
sempre rarissima^, di vecchie Gazzette, e
nella Gazzetta Urbana Veneta num. 39,
Sabbaio 19 Maggio 1792, Pag. n3 si
legge: — Nuovissimo Teatro (ietto la
Fenice j incominciato nell'anno 1791 ed
in mesi dieciotto condotto al suo termi-
ne. Ommissis.
Pagina 66 linea 2*2 Nota 27.
Aggiungi:
Giacche la Gazzetta Urbana Veneta
num. 35, Mercordì 2 Maggio ^792, Pa-
gina 280, da il così detto Cartellone per
l'apertura del nuovo Teatro, si vuol qui
metterne l'estratto.
Per la prossima fiera dell'Ascensione,
nel corrente mese di Maggio, seguirà l'a-
pertura del nobilissimo nuovo Teatro no-
minato la Fenice.
Il dramma sarà i Giuochi d'Agrigen-
to. Poesia del conte Alessandro Pepoli.
4
5«
— Musica del signor D. Giovanni Pai-
siello maestro di cappella al servizio di
S. M. il Re delle due Sicilie.
Attori.
Signor Gasparo Pacchiarotti.
Signora Brigida Banti.
Signor Giacomo David.
Francesco Gibolli.
Marianna Sessi.
Girolamo Vedoa.
Teresa Giuriui.
Con 3(5 Coristi e Coriste.
Balli.
Direttore signor Onorato Vigano.
Ballerini.
Signor Salvatore Vigano.
Signora Maria Medina Vi|
Con 8 Ballerini e Ballerii
garanti.
Scene dell' Opera dipinte dal signor
Signora Maria Medina Vigano.
Con 8 Ballerini e Ballerine e {8 Fi-
garanti.
5^
cavaliere Francesco Foataaesi. — Quel-
le del balla dal signor Pietro Gonzaga,
ambidue professori di disegno nelle Re-
gie Accademie di Firenze e di Parma.
Il vestiario dell'Opera sarà del signor
Antonio Diati, e quello del Ballo del si-
gnor Vigano suddetto.
Pagina 67 Un. io Nota 28.
Aggiungi ;
Per nuove indagini fatte si venne a
scoprire che il modello medesimo tutto-
ra esiste nel palazzo Balbi a S. Gallo
in Campo Pvuzolo, al civico num. 1006,
e che ora appartiene al chiarissimo si-
gnor Giovanni Rossi, consigliere in ri-
poso, intelligente raccoglitore di patrj og-
getti , dotto ed erudito nelle cose vene-
ziane, il quale ne ha fatto l'acquisto in
quest'anno i838; di ciò per sua bontà e
compitezza egli ne volle avvisati , e ne
assicura inoltre che Antonio Selva , du-
rante i studj e la compilazione del suo
progetto, tenne presso di se, in propria
casa, e precisamente pel corso di cir-
52
ca tre mesi , il modello stesso del Mac-
Caruzzi.
Quand'anche la curva del Maccaruzzi
avesse servito di norma al Selva per trac-
ciare quella del nuovo Teatro, sarebbe ciò
da ascrivergli a lode : seguo che sapeva
distinguere il bello, che volea scegliere
il meglio, che lasciavasi persuadere dal-
l'evidenza, e che era dotto e grande ab-
bastanza per dimenticare quel ridicolo
ego sum ! e per rinunziare a que' scioc-
chi pregiudizii i quali sovente tornano
a danno delle grandi opere.
Il patrizio , che con generoso animo
fece innalzare quel Teatro, fu Almerico
Ealbi, del'fu Filippo: venne condotto a
termine in soli nove mesi: aveva novan*
tanove palchetti, e costò l'ingente som-
ma di venete lire 4000,000 pari ad Ita-
liane lire 204,672.
Pagina 68 lin. 3o Nota 29.
Aggiungi:
Nella Gazzetta Urbana Veneta N. 95
Sabbato 26 Novembre 1791, Pag. 759. è
annunzialo il prossimo arrivo in Vene-
zia del cav. Fontanesi^ che deve dipin-
gere il magnìfico Teatro nuovissimo, ed
è soggiunto che i pittori delle scene sa-
ranno il signor Gonzaga ed il Mauro ;
ciò per altro non era che semplice vo-
ce, perchè il nostro celebre Antonio Mau-
ro} non ebbe parte né in la pitturazio-
ne delie scene, e neppure in quella della
sala teatrale, che tutta venne dipinta dal
soloFontanesi, con novità di pensiero e con
mirabile artifizio. Vedasi la Gazzetta urba-
na Veneta n. 5g, Sabbato 19 Maggio 1709.,
Pag. 017 _, e num. 41* — Mercordì *3
del mese stesso, Pag. 02^, nel qual nu-
mero v' è lunga descrizione del Teatro,
delle sue parli, e delle cospicue decora-
zioni. Fra le altre scene , due singolar-
mente vennero acclamate per maraviglio-
se; una nell' atto primo del Dramma, rap-
presentante l'esterno di un tempio, ese-
guita dal Fontanesi, la seconda nel bal-
lo, ed era un bosco, eseguita dal Gonza-
ga. Ivi pag. 325.
54
Fag. 69 linea a Nota 3o.
Vedi Nula 19 — leggi — vedi Nota
ait —
Pagina 69 linea 19 ^'ota 3i.
Aggiungi:
Certo abate Mondini, già discepolo dei
Gesuiti . intese correggere la satira del
/anchi, e leggeva invece — Sme — Or-
'-e — Cimctis — Jncrepantibus —
Erexit — Theatrwn — sintonius —
Selva : — memoria favorita dal signor
Luigi dottor Facchini.
In proposito di salire , comparse du-
rante la fabbricazione j del Teano, si vi-
de anche la seguente, affibbiata alla log-
gia, 0 poggiolo sopra il vestibulo ester-
no, che in dialetto popolare veneziano
si chiama pergolo. — Imitazione della
notissima aria di Metastasio, nel Demo-
foonte — Atto terzo — Scena quinta:
55
Mìsero pergoletto
Jl tuo destin non sai:
Oh! non lo seppe mai,
JVeppur chi t'inventò !
ed anche le varianti.
Ah non gli dite mai
QuaV era V architetto !
oppure
Ah non osate mai
Dire chi F inventò!
Esopo con le sue favole, facendo in-
terloquire anco le bestie., educava gli uo-
mini . senza che questi si accorgessero
della lezione : Shakspeare nelle poten-
ti sue tragedie, eccitava a propria vogli
le più forti sensazioni , con dar parola
alle muraglie, al lume di luna, ec; qui
invece, per maligno scherzo, e per riso,
gli sfaccendati fecero parlare più volte
quelle colonne : una mattina venne tro-
vato lo scritto seguente:
a
56
Cossa feu, care colone%
No savemo gnatica nu:
Senio qua come e e
Perchè qua el ri a messo Luì
Pagina 69 linea 21 — Nota 3
del 21 Aprile 1821 leggi — del 21 Apri-
le 1801.
Pagina 71 linea 3o — Nota 56.
Vuoisi far memoria che l'anno 18 19,
in occasione della comparsa su queste sce-
ne della rinomata Giuseppina Fedor, si
è costruito un ponte di legname sopra-
passante il rivo Meuimo, ossia de'Barca-
roli, il quale, dalla strada piscina diFrez-
zeria, metteva nella calle presso la Chie-
sa di S. Fantino , che riesce nel campo
di egual nome, dirimpetto il Teatro; bel-
lissimo ripiego che rendeva più spedito
e facile l'accesso al Teatro medesimo,
togliendo anche 1' incomodo della folla
nelle vicine angustissime strade ; termi-
oaU La stagione venne levalo, né mai più
si parlò di ponte. 1/ idea prima fu già
del cavaliere e procurator di S. Marco
Andrea Memnio ; reggasi la Tavola Se*
conda dell'* opuscolo Semplici lumi ten-
deììti ec. opera più volte ricordata nel
corso delle presenti notizie.
Pagina 76 linea 24 Nota 43.
e vetrajo occorrenti — leggi — Yetraja
e Terazzajo occorrenti.
Pagina 78 liuea i5 Nota 45.
Aggiungi:
Giacche la Gazzetta Urbana Veneta n.
20. Mercordì 28 Marzo 1*792, a Pagina
196 ce ne dà il mezzo, non sarà forse
discaro a qualcuno conoscere le seguen
ti determinazioni prese a maggioranza d
voti dalla Società pel nuovo Teatro nel
la seduta che ebbe luogo la sera del ^e
nerdì 20 Marzo 1792,
i.° Che per terminare la fabbrica ogn
palco debba contribuire il 54 per cento
2.0 Facoltà accordata alU Nob. Presi
58
denza di prender a livello Due. 00,000
sopra sei palchi, cioè rum. 4 — in pri-
mo ordine, e num. 1 in secondo, di li-
bera ragione della società.
3.° Aumentato il canone di Ducati 88
per Ja pitiura ed altri ornamenti d'ogni
palco.
4.0 Che si debba trovare un Impresa-
rio il quale s'incarichi di prendere tutti
li personaggi obbligati da scrittura peT
la Sensa ventura e susseguenti Autunno
e Carnovale, col dargli al più la dote tea-
trale di lire 100,000 centomila (la qual
somma oggi pareggia con Austriache lir.
67,000)
5.° Di massima, che dJ anno in anno
debbano essere eletti 3. nuovi presiden-
ti degli 5 , e che nelle prime settimane
d' ogni quaresima abbiasi a render conto
alla società degli interessi concernenti il
Teatro.
e©e<
$9
CARNOVALE i837o8
OPERE.
ROSMUNDA DI RAVENNA
Paiole della signora Luisa Amalia Pa-
ladini.
Musica del Sig. Giuseppe Lillo.
I PURITANI E I CAVALIERI
Poesia del Sig. Co: Pepoli.
Musica del Maestro Cav. Bellini.
MARIA DI RUDENZ
Parole del Sig. Cammarano
Musica del Cav. Doni^etti
LA PARISINA
Poesia del Sig. Felice Romani.
Musica del Maestro Dom\%ettì
LE DUE ILLUSTRI RIVALI
Pargole del Sig. Gaetano Possi.
Musica del Sig. Saverio Mercadanie.
BEATRICE TENDA
Poesia del sig. Felice Romani,
Musica del Cav. Bellini.
6.>
CANTANTI PRIMARI.
Signore Ungher Carolina canute di Cam.
ili S. A. I. R. il Grinduca di
Toscana.
Tadolini Eugenia.
Signori Marini Ignazio.
Mortani Napoleone.
Ronconi Giorgio.
Raffaeli Domenico.
BALLI
IL RATTO DELLE DONZELLE VENEZIANE
Del Sig. Antonio Cortesi.
LA SILFIDE. BALLO MITOLOGICO
Dello stesso.
MARCO VISCONTI
Vello stesso.
BALLERINI PRIMARI.
Signore Bntgnoli-Samengo Amalia.
Castelli Emilia
Luuelli Amalia.
Signori Matis Domenico.
Ramccini Francesco
Coppini Antonio.
Ci
4 Ottobre i858.
Fu aperto il Teatro nella fausta occa-
sione della venuta in Venezia delle LL,
MM. II. RR. AA.
>PE&E
ROBERTO DEVREUX
Paro/e il. . Salvatore Calumavano.
Musica del w. Donile tt'i.
6 detto
Questa sera il Teatro fu onorato del-
l'augusta presenza delle LL. MM. II.
RR. ÀA. e fu cantato :
l'inno nazionale con prologo
Parole del Sùj. Perugini.
Musica del Sig. Ferrari.
i i detto
LUCREZIA BORGIA
Poesia del Sig. Felice Promani.
Musica del Cav. Doni^etti.
27 de ito
I NORMANI A PARIGI
Parole del Sig. Felice Romani.
Musica del Sig. Saverio Mercatante.
3 Novembre
Ultima recita con la Lucrezia Borgia,
CANTANTI PRIMARI
Quelli stessi del carnovale scorso
CARNOVALE i838-39
OPERE
IL GIURAMENTO
Parole del Sig. Gaetano Rossi.
Musica del Sig. Saverio Mercadnnte.
LA PARISINA
Poesia del Sig. Felice Romani.
Musica del Cov. Donile tti,
LUCREZIA BORGIA
Parole del Sig. Felice Romani.
Musica del Cav. Doni-^etti
LUCIA DI LAMMERMOR
Poesia del Sig. Salvatore Cammarano
Musica del Cav. Doniqptti.
LA SPOSA DI MESSINA
Parole del Sig. Cabianca.
Musica del Sig. Nicolo Vaccaj.
65
LE DUE ILLUSTRI RIVALI
Poesia del Sig. Gaetano Rossi.
Musica dei Sig. Saverio Mercadante.
IL BELISARIO
Parole del Sig. Saldatore Cambiar ano.
Musica del Cav. Gaetano Domati.
II 2? Marzo il Prof. Ernesto Cavallini
prima clarinetto dell'I. R. teatro della
scala di Milano esegui due pezù musi-
cali di prop/ia composizione.
CANTANTI PRIMARI
Signore Uugher Carolini cantante di ca-
mera di S. A. I. R. il Granduca
di Toscana.
Mattioli
Strepponi Giuseppina
Signori Mariani Napoleone
Ronconi Giorgio
Marini Ignazio.
BALLI
GIAFFAR BALLO STORICO
Del Sig. Giovanni BrwL
•
LA PASTORELLA SVIZZERA
/Mi suddetto.
DIVERTIMENTO BALLABILE
Composto dal Sig. Rosati.
WALTER IL CRUDELE
Del Sig. Giovanni Briol.
■ BALLERINI PRIMJnJ
Signore Grekowska Slanzooski Elena,
Castelli Emilia
Pecci Maria.
Signori Rosati Francesco
Cozzo Ferdinando
Coppini Antonio.
FINE
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